Gli Stati Uniti sono il sogno di ogni viaggiatore on the road, e il mio recente viaggio attraverso il sud-ovest americano non ha fatto eccezione. Anzi, ha superato ogni aspettativa. Partendo da Los Angeles, ho intrapreso una vera e propria avventura fatta di paesaggi spettacolari e repentini cambi di scenario, città vibranti e coinvolgenti e monumenti iconici. Questo mix unico (unico perché non esiste altro luogo al mondo che includa tutte queste caratteristiche in un percorso quasi ad anello) ha reso ogni tappa un'esperienza indimenticabile. Questo roadtrip tra West Coast e parchi è stato uno dei viaggi più belli della mia vita

Io sono partita con il mio compagno di avventure preferito, mio marito. Ma è un viaggio che si può intraprendere tranquillamente tra sole donne o anche in famiglia. Non necessita di particolare preparazione atletica, ma sicuramente necessita di una propensione alla guida (le tante miglia da percorrere non devono spaventare, ecco). A mio avviso così come l'ho strutturato io non è adatto ai bimbi più piccoli, in quanto gli spostamenti sono stati innumerevoli. A chi ha un bimbo piccolo consiglio di rivedere leggermente l'itinerario tagliando qualche tappa e deviazione. Più in basso trovate la mappa che vi sarà utile per capire come è strutturato l'itinerario.

Per ispirazioni video e altri consigli date un'occhiata anche alle storie in evidenza (ben 3 cartelle) sul mio profilo.

Prima di partire: budget, assicurazione sanitaria, ESTA, noleggio auto e hotel

Non dimenticate che prima di partire per gli Stati Uniti è fondamentale stipulare una buona polizza assicurativa. Per svariati motivi: per tutelarvi dal punto di vista sanitario (la priorità), ma anche per avere assistenza nel caso di imprevisti come lo smarrimento dei bagagli. Ad esempio in questo viaggio i nostri bagagli sono arrivati con oltre 24 ore di ritardo, cosa che ci ha causato non poco stress e cambi di programma. Grazie alla mia compagnia assicurativa al mio rientro ho ottenuto subito un rimborso delle spese extra effettuate a causa del ritardo nella consegna dei bagagli. Quindi non posso che consigliarvi la compagnia assicurativa che io stessa utilizzo: Heymondo. A questo link trovate uno sconto riservato per tutti i miei lettori che desiderano partire sereni

Ecco alcuni dei vantaggi che offre Heymondo:

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  • Qualità-prezzo. Le assicurazioni Heymondo hanno un ottimo rapporto qualità-prezzo e, come se non bastasse, acquistando la polizza dal mio link avrete uno sconto del 10%
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  • Assistenza 7 giorni su 7 e 24 ore su 24 durante il viaggio
  • App per device mobile dalla quale è possibile chiamare gratuitamente (con wi-fi o secondo la propria tariffa di connessione dati) il numero di emergenza. L'alternativa è chiamarlo al telefono normalmente, il numero è presente nella polizza.
  • Sconto del 15% per nuclei familiari di almeno 3 persone con almeno un minorenne spuntando la casella "Siete una famiglia?" - in aggiunta allo sconto del 10% che vi offro già io

Veniamo al budget. Un viaggio negli Stati Uniti non è un viaggio low cost, chiariamolo subito. Sono undici anni che viaggio per lavoro e per passione e posso definire destinazioni low cost il sud-est asiatico (Indonesia, Thailandia, Cambogia, Vietnam...), parte dell'America centrale e latina, ma non gli Stati Uniti. Basti pensare alle tasse, alle mance obbligatorie e tutto il resto. Quindi è bene intraprendere questo viaggio se si dispone di un buon budget di partenza, dai 4000-5000 euro a persona (almeno) includendo volo, hotel e motel, pasti, ingresso ai parchi, parcheggi, noleggio auto e carburante. Partire senza un buon budget significherebbe privarsi di tante esperienze che a mio avviso rendono il viaggio davvero epico e indimenticabile. Ragion per cui molte coppie scelgono questo roadtrip - spesso abbinato a qualche giorno al mare - come viaggio di nozze. 

Passando a hotel/motel e noleggio auto, io vi consiglio di prenotare tutto in anticipo, soprattutto se partite in alta stagione e soprattutto se siete interessati a hotel iconici (ne parleremo a breve). Laddove possibile è bene prenotare con cancellazione gratuita in modo da poter modificare l'itinerario strada facendo (come abbiamo fatto anche noi). Ricordate che è consigliata la patente internazionale, sebbene le compagnie di noleggio non la richiedano obbligatoriamente. Se la polizia dovesse fermarvi (a noi è successo) ve la richiederanno. E ricordate di fare estremamente attenzione ai limiti di velocità (considerando che la velocità viene calcolata in miglia e non in chilometri), perché in America non si scherza.

Quanti giorni ci vogliono per un on the road come questo negli Stati Uniti?

Quanti giorni ci vogliono per questo viaggio? Bella domanda. Premettendo che c'è così tanto da fare e vedere che non basterebbero nemmeno due mesi, per me sono necessarie almeno due settimane. A chi però ha a disposizione solo una decina di giorni, posso consigliare di ridurre i giorni a Las Vegas e Los Angeles e/o tagliare San Diego e il Joshua Tree e/o tagliare San Francisco e il Sequoia National Park. Insomma, è un itinerario altamente personalizzabile

Qui trovate l'itinerario inserito su mappa. Considerate che sono segnate solo le tappe in cui ho dormito, quindi senza calcolare le varie deviazioni lungo il tragitto (di cui vi parlo tra poco, tappa dopo tappa), che ci hanno portato a percorrere circa 4000 chilometri in totale. 

Per quanto riguarda il periodo del viaggio, io sono partita tra fine luglio e agosto, che per questo tour è considerato il periodo di alta stagione. Ciononostante, non ho trovato una quantità eccessiva di turisti (come mi immaginavo) e le temperature, per quanto altissime, erano tollerabili. Forse perché l'estate pugliese non è stata molto più fresca. Quindi vi direi che approvo luglio-agosto per questo viaggio. Tuttavia molte persone mi hanno detto di aver fatto questo viaggio ad aprile o a novembre e di essersi comunque godute tutto (con la possibilità di fare trekking nei posti che ad agosto sono davvero troppo caldi). Ovviamente se partite nei periodi più freddi monitorate sempre le condizioni meteo e partite attrezzati (con catene a bordo, perché molto probabilmente in alcuni parchi troverete neve, persino a maggio). 

Prima Tappa: Da Los Angeles a San Diego

Il viaggio è iniziato con l'arrivo a Los Angeles, ma senza indugiare, dopo aver ritirato l'auto, abbiamo subito puntato il volante verso sud, direzione San Diego (per lasciarci la visita di Los Angeles alla fine del viaggio). San Diego, di cui tanto avevo sentito parlare per il suo clima ideale e le spiagge mozzafiato, mi ha accolto per due giorni con i suoi ritmi rilassati. Ho esplorato la Vecchia San Diego, dal sapore messicano, e mi sono persa nei colori dei suoi splendidi tramonti, respirando la brezza marina a La Jolla. San Diego è stata una tappa rilassante, perfetta per riprenderci dalle tante ore di viaggio e prepararci alle avventure che sarebbero seguite.

Vi segnalo l'hotel dove abbiamo dormito a San Diego, proprio sulla Pacific Beach. A noi è paiciuto tanto perché è perfettamente incastonato nell'atmosfera della città. E poi che bello è svegliarsi cullati dallo sciabordio delle onde?

Da San Diego a Salvation Mountain passando per Palm Springs fino al Joshua Tree

Lasciata San Diego alle spalle, il mio viaggio è proseguito verso l'incredibile Salvation Mountain, un’opera d'arte a cielo aperto nel deserto della California.  Ho speso anni a sognare questo posto, complici anche Christopher McCandless e Into The Wild

È una tappa che consiglio solo a chi veramente sogna questo posto da anni o ha tempo a sufficienza per spingersi fin qui. Non che non ne valga la pena (per me è stata una delle tappe più affascinanti dell'intero roadtrip), ma necessita di una importante deviazione, in quanto lungo la strada per arrivarci non c'è nulla. Nessun punto di interesse, nessun paesaggio da fotografare, nulla. E poche stazioni di rifornimento per la benzina (quindi, se ci andate, per sicurezza fate rifornimento prima di lasciare l'ultimo centro abitato).
E insomma, ci siamo sparati quasi 3 ore di auto - letteralmente nel nulla - da San Diego per arrivare in questo posto dimenticato da Dio (e dedicato a Dio), creato in the middle of nowhere, in una landa desolata e infuocata (letteralmente, gradi percepiti: 50) nel deserto della California. Salvation Mountain.
Un’opera concepita da Leonard Knight divenuta ormai uno dei simboli del roadtrip nel West americano (oltre che un set ambito per video musicali, come quello di Birds dei Coldplay), sebbene molti decidano di non passarci viste le distanze e la posizione letteralmente fuori dal mondo. E non li biasimo. Io stessa, quando mi sono resa conto dell'enorme distanza da percorrere, per un attimo ho desistito.

L'ingresso è gratuito, ma è gradita un'offerta. La durata della visita è a vostra discrezione. Io mi sarò fermata una mezz'oretta perché il caldo era davvero insostenibile, oltre al fatto che non volevo andare fuori orario rispetto alla nostra fittissima tabella di marcia. 

Per la pausa pranzo ci siamo diretti a Palm Springs, che oserei definire ancora più calda di Salvation Mountain - tant'è che le poche persone in giro si affrettavano a entrare nei ristoranti o nei negozi per trovare un po' di refrigerio. Considerate che Palm Springs dista pochissimo dalla Coachella Valley, dove si tiene l'omonimo festival, e questo negli ultimi anni l'ha resa una tappa particolarmente ambita e affascinante, sebbene non ci sia granché da fare/vedere. Noi ci siamo fermati poco, giusto il tempo di pranzare in un ottimo ristorantino messicano e acquistare un cappello che mi facesse entrare nel mood (una mia fissa, in ogni viaggio) in un negozio di cappelli super fornito. 

Poi abbiamo proseguito verso il Joshua Tree National Park, che è sempre stato un altro dei miei sogni. Questo parco, con i suoi alberi caratteristici e i suoi paesaggi rocciosi, offre un’esperienza mistica, soprattutto al tramonto, quando il cielo si tinge di colori intensi. Per me è stato come essere in un film e faccio ancora fatica a spiegare quella sensazione strana e meravigliosa del trovarsi in luoghi che ho sempre associato alla discografia, alla fotografia, alla cinematografia. E poterli finalmente vedere con i miei occhi. Joshua Tree National Park negli anni ha ispirato tantissimi artisti: da Ben Harper agli U2, che gli hanno dedicato l'omonimo album (quello che molti definiscono l'album più bello della loro carriera).
Io vi ho trovato pochissime persone e questo mi ha dato la possibilità di vivere il parco con un’intimità commovente, soprattutto al tramonto. Io consiglio di dedicare a questo parco almeno 3-4 ore. Noi siamo entrati verso le 17:30 e siamo andati via verso le 21:00, arrivando giusto in tempo per goderci il tramonto al Cholla Cactus Garden, uno dei punti più belli del parco (e molto distante dall'ingresso). 

Una curiosità: sapete perché si chiamano così queste piante, i Joshua Tree?
Pare che furono i coloni mormoni a battezzare così i Joshua tree perché i rami ricordavano loro il profeta biblico Giosuè che indicava la via per la terra promessa.

Dove dormire nei dintorni del Joshua Tree National Park?

Premetto che noi non dovevamo dormire al Joshua Tree perché avevamo già prenotato un motel molto basico e caratteristico a Kingman ma, onestamente, dopo la giornata bellissima ma estenuante, non ci andava di guidare per altre 4 ore, per giunta al buio. Quindi abbiamo deciso di prenotare last minute una struttura nei dintorni del parco. Pensate, l'ho bloccata proprio all'ingresso del Joshua Tree e la scelta è ricaduta su questi splendidi bungalows di design, grandi e curatissimi, immersi nella natura, a pochi minuti dal parco. E, col senno di poi, posso dire che fermarsi qui è stata la scelta più saggia. 

Sulla Route 66 verso il Grand Canyon

Il giorno seguente, passando dalla California all'Arizona, abbiamo percorso un tratto dell’iconica Route 66, immergendoci nell’atmosfera vintage di Kingman (molto carina sia per il suo diner rosa e azzurro che per il museo della Route 66) fino ad arrivare a Flagstaff. La Route 66 è leggendaria, è un vero viaggio nel tempo, un percorso che racconta la storia americana attraverso i suoi diner, le vecchie insegne sbiadite e le cittadine lungo la strada. E pensare che decenni fa, durante gli "anni d'oro", questa era la strada principale per spostarsi da una parte all'altra degli Stati Uniti. Poi, con l'arrivo delle strade moderne, la Route 66 è caduta in disuso per ritornare in auge grazie ai primi nostalgici che hanno deciso di ripercorrerla. Questo fenomeno "nostalgia" negli anni si è consolidato sempre più fino a creare il mito della Route 66, ormai divenuta uno dei must - se non il must per eccellenza - per chi ama gli on the road.

Dopo aver lasciato i bagagli nel nostro hotel Americana Motor (stupendo, dalle vibes di un classico motel ma decisamente più curato) a Flagstaff, ci siamo diretti al Grand Canyon, dove abbiamo ammirato uno dei tramonti più emozionanti di sempre. Vedere il sole calare sulle rocce rosse del canyon è un'esperienza che lascia senza fiato. Non nutrivo grandi aspettative sul Grand Canyon e quando sono arrivata al suo cospetto ho capito perché. È così immenso - 446 km di lunghezza e 1857 km di profondità - che nessuna foto e nessun video gli rende giustizia. È qualcosa di indescrivibile e pensate che ancora oggi è casa per la comunità navajo. E infatti ho scelto di esplorarlo proprio con un tour in Hummer con una guida navajo che ci ha mostrato una sfaccettatura dell'America con cui non ero mai venuta a contatto nei miei tanti viaggi a stelle e strisce: quella della popolazione Navajo e in particolare degli Havasupai, che vivono in una riserva situata nel Grand Canyon ancora oggi. 

Monument Valley e il Sogno Navajo

Il giorno seguente ci siamo diretti verso la Monument Valley, un luogo che sembra uscito da un film western e che infatti è stato set di diversi film di John Wayne. Una leggenda. La Monument Valley per me è stato il parco più emozionante in assoluto, quello che consiglio a tutti di visitare assolutamente. 

Ho pernottato al The View Hotel, l'hotel più vicino alla Monument Valley (l'unico situato all'interno del parco), caratterizzato da camere e cabine che offrono una vista mozzafiato sui celebri butte della valle. Qui, il silenzio del deserto e l'immensità del paesaggio creano un'atmosfera magica, soprattutto all'alba, quando i primi raggi del sole illuminano le formazioni rocciose. Una delle albe più belle della mia vita. 

Ma vale la pena pernottare al The View Hotel considerando i costi decisamente importanti? Per me sì. Il prezzo è notevole, le camere non sono nulla di eccezionale e la cucina è passabile, ma in compenso il panorama è qualcosa di unico. Qualcosa che non dimenticherò mai. Quella al The View è stata la notte che ci è costata di più nell'intero viaggio, ma non ce ne siamo affatto pentiti. Se desiderate soggiornare qui vi consiglio di prenotare con largo anticipo perché le camere vanno a ruba, soprattutto quelle con la vista migliore. Si prenota solo tramite il sito ufficiale. L'alternativa leggermente più economica è soggiornare al Goulding's Lodge, un po' più lontano rispetto al The View ma sempre con una vista mozzafiato. 

Molto importante: se il vostro tour on the road comprende la Monument Valley, consiglio assolutamente di noleggiare un'auto per off-road (noi abbiamo scelto una Jeep Wrangler). Per quanto riguarda la durata della visita, considerate due ore piene tra il percorso sterrato e gli stop fotografici. 

A circa venti minuti - mezz'ora dalla Monument Valley, subito dopo aver varcato il confine dell'Utah, c'è il Forrest Gump Point, il punto esatto della scena leggendaria di Forrest Gump in cui Forrest (interpretato da Tom Hanks) dopo aver corso per 3 anni, 2 mesi, 14 giorni e 16 ore, decide improvvisamente di fermarsi. Molto probabilmente troverete un po' di gente, ma una foto ricordo qui è un grande classico. E quando vi ricapita?

Alla scoperta di Page: Horseshoe Bend e Antelope Canyon

La tappa successiva è stata Page, dove ho visitato due meraviglie naturali: Horseshoe Bend e Antelope Canyon.

L'Horseshoe Bend mi ha lasciato senza parole: è un meandro a forma di ferro di cavallo del fiume Colorado e dal vivo è qualcosa di indescrivibile. Così impattante che, se si soffre di vertigini, potrebbe essere un'esperienza sfidante (per mio marito è stato così). Sì, è uno dei panorami più fotografati del sud-ovest americano, ma vi assicuto che in foto rende pochissimo. Per arrivarci bisogna considerare che dal parcheggio dell'auto (a pagamento, dieci dollari) occorre camminare per circa 10-15 minuti. Imperdibile. 

Ma il primo motivo per cui ci siamo fermati a Page è l'Antelope Canyon, che incanta con le sue strette pareti di roccia, levigate e plasmate dagli agenti atmosferici, e per i giochi di luce provocati dai raggi del sole che vi filtra.
Si tratta dello slot canyon più celebre e visitato di tutta l’America occidentale. Si divide in 2 aree: Upper Antelope Canyon e Lower Antelope Canyon e, dato che ho sentito molti pareri contrastanti sulla bellezza dell’uno e dell’altro, ho voluto visitarli entrambi.
A differenza di quanto accade per gran parte degli altri parchi naturali negli Stati Uniti, non è possibile visitare l’Antelope Canyon liberamente ma solo con un tour in compagnia di una guida Navajo.
Io ho prenotato entrambi i tour (sia Lower che Upper) tramite Get Your Guide (scelta che consiglio per la flessibilità della prenotazione e la possibilità di cancellazione fino a 24 ore prima).
Quale tour ho preferito? Nonostante sia più economico - che paradosso! - assolutamente il tour del Lower Antelope Canyon. L’abbiamo trovato molto più suggestivo e avventuroso.
Sono felice di aver visto entrambe le zone (andrebbero viste entrambe) ma, dovendo sceglierne solo una, io vi consiglio di optare per il Lower. L'orario migliore per fare il tour dicono sia dalle 11:00 circa, ma devo dire che anche alle 8:00 del mattino per noi è stato formidabile. Onestamente non so se consigliare il Lower a una famiglia con bambini piccoli perché i pertugi sono piccoli e scomodi, oltre al fatto che ci sono delle scalette molto strette, mentre nell'Upper il percorso è molto più agevole. Ricordate che in entrambi i tour non è possibile portare nulla oltre a una piccola macchina fotografica e lo smartphone. Niente zaini, marsupi o simili. 

Informazione importante da sapere prima di visitare l'Antelope Canyon e prima di arrivare a Page: da queste parti il fuso orario cambia nel raggio di pochi chilometri! Qui (indirizzo web molto utile che mi è stato fornito poco prima del tour) potete controllare l'ora esatta e non rischiare di arrivare un'ora dopo (o un'ora prima) a destinazione. Vi avverto: io ho fatto molta fatica a capirci qualcosa. Sembra di fare avanti e indietro nel tempo in quanto Page ha un fuso orario differente dall'Antelope Canyon. Ad esempio, arrivando dalla Monument Valley, all'Antelope Canyon abbiamo guadagnato un'ora, ma all'Horseshoe Bend ne abbiamo di nuovo persa una. Complicato, vero? 

Per quanto riguarda la notte a Page, noi abbiamo dormito in un hotel che consiglio tanto (anche per l'ottima cucina), con vista Lake Powell, altra meraviglia della zona a cui bisognerebbe dedicare un'altra giornata. Dicono sia bellissimo esplorarlo in barca. Insomma, ci siamo resi conto che tra Page e dintorni ci sarebbe davvero tanto da visitare. Ma è necessario rispettare la tabella di marcia e la nostra non prevedeva una notte in più a Page. 

L'elettrizzante Las Vegas - con tappa alla Death Valley

Dopo la natura selvaggia e le levatacce ogni mattina, abbiamo deciso di fermarci tre giorni a Las Vegas per un po' di relax. O almeno pensavamo sarebbe stato relax. 

Avete presente tutte quelle persone che dicono che Las Vegas è orribile e non c’è niente da fare? Ecco, niente di più falso! 
Ammetto che prima di metterci piede lo pensavo anche io e se non fosse stato per Francesco - che ci era già stato e ha insistito per fermarci qui 3 notti - avremmo fatto solo una toccata e fuga. 
A me Las Vegas è piaciuta tanto nella sua follia e nel suo essere fuori da ogni logica e ho capito che chi la disprezza lo fa per due motivi: o non ci è mai stato o non ha voluto dedicarle del tempo (e dei soldi perché, ahimé, a Las Vegas costa tutto tanto). 
Oltre al motivo per cui tutti pensano che si vada a Las Vegas (gli innumerevoli casinò, ovviamente), c’è tantissimo da fare: tra show unici al mondo, concerti, cerimonie con Elvis, ristoranti particolari, passeggiate in luoghi assurdi e attrazioni nei dintorni.
Talmente tanto da fare che ero arrivata con l’idea di rilassarmi e sono riuscita a trascorrere in piscina a stento un’ora. Ed è stato l’unico momento di pseudo relax del mio soggiorno a Las Vegas.
Vi lascio qui alcune delle cose da fare a Las Vegas in 3-4 giorni:

- Old Vegas con la sua iconica Fremont Street brulicante di gente e insegne luminose. Noi qui siamo andati anche in un uno speakeasy dal nome Laundry Room.

- un giro tra gli hotel più iconici di Las Vegas, dal Bellagio con le sue fontane (noi abbiamo dormito proprio all'hotel Bellagio, che ci è piaciuto molto) al Caesars Palace (dove hanno girato Una Notte da Leoni, per intenderci) con il suo forum shop dal soffitto che sembra un vero cielo, fino al Venetian con le sue gondole.

- lo show Michael Jackson ONE by Cirque du Soleil. Uno spettacolo unico, andrenalinico, ricco di acrobazie e colpi di scena. Altamente consigliato (da prenotare in anticipo qui perché i biglietti vanno a ruba).

- lo show al The Sphere, l’edificio sferico più grande al mondo dove vedere uno spettacolo immersivo nell’enorme LED sferico al suo interno. Noi abbiamo visto Postcard from Earth, un film immersivo che fa molto riflettere sul destino del nostro pianeta. L'ingresso costa parecchio (e il prezzo varia in base alla visuale del posto prenotato) e per la sua unicità secondo me ne vale la pena, anche se il mio sogno qui resta quello di assistere a un concerto.

- Seven Magic Mountains, a soli 30 minuti da Las Vegas. Un’opera di land art nel deserto caratterizzata da sette costruzioni dai colori fluo. 

- Death Valley, a 2 ore da Las Vegas, infuocata, uno dei più suggestivi e incredibili parchi nazionali americani. Assolutamente da non perdere. La candida distesa di sale di Badwater Basin, Artist’s Palette e le rocce variopinte come se fossero la tavolozza di un artista e tutti gli altri punti di interesse della “Valle della Morte”.
E poi guidare qui, nelle insenature tra le rocce, è sensazionale. La natura crea le opere più incredibili e questo viaggio negli Stati Uniti - vedrete - ne è la conferma. Alla Death Valley consiglio di dedicare almeno una mezza giornata piena (se si fa base a Las Vegas) oppure, per esplorarla con più tranquillità, potete dormire direttamente in un hotel all'interno della valle, come aveva fatto mio marito qualche mese fa. 

E poi a Las Vegas c'è la possibilità di sposarsi o rinnovare i voti nella leggendaria Graceland Chapel con Elvis Presley. Ovviamente noi l'abbiamo fatto ed è stato divertentissimo (oltre che trashissimo). Vi lascio il link del reel sul mio instagram che riassume l'esperienza del nostro matrimonio/rinnovo dei voti. Abbiamo scelto la cappella originale che ha inventato questo “rito” a Las Vegas, dopo che vi mise piede Elvis in persona nel 1967. Pensate che nel 1989 Bon Jovi, grande fan di Elvis, trovandosi a Las Vegas durante il suo tour decise di sposarsi proprio qui.
Tra limousine, pose imabarazzanti, “Can’t help falling in love”, “Viva Las Vegas” è stato tutto surreale, molto divertente e sicuramente memorabile. 

Ritorno alla Natura: Sequoia National Park

Dopo l’adrenalina di Las Vegas, abbiamo lasciato il deserto e le insegne luminose per immergerci - dopo ben 6 ore di auto - nella natura rigogliosa e nella quiete del Sequoia National Park. Situato tra le montagne della Sierra Nevada in California, è il santuario delle sequoie giganti. Al suo interno custodisce il General Sherman Tree, l'albero più grande del pianeta. Camminare tra questi alberi antichi, alcuni dei quali risalgono a migliaia di anni fa, è un’esperienza che ridimensiona la nostra percezione del tempo e della grandezza.

Per visitare il parco sono necessarie almeno 4 ore, ma per una visita più approfondita potrebbe essere necessaria anche un'intera giornata, Qui ho visto molte famiglie con bambini anche piccoli, credo sia un parco molto amato per le gite in famiglia (anche perché i percorsi sono semplici). 

Per dormire vi consiglio una bellissima soluzione a pochi minuti di auto dall'ingresso del parco: dei lodge curati nei minimi dettagli dove è possibile anche improvvisare un barbecue o cucinare qualcosa (c'è la cucina e tutto l'occorrente a disposizione nell'area comune). 

Due giorni a San Francisco

Il viaggio è proseguito verso San Francisco, che abbiamo raggiunto dopo ben quattro ore e mezza di auto. Nel 2017 ero già stata a San Francisco e sono stata felicissima di ritornare per due giorni (qui il mio articolo di qualche anno fa su cosa fare a San Francisco). Dal Golden Gate Bridge avvolto nella nebbia, ai caratteristici tram (Cable Car), passando per l'eccentrico quartiere di Castro e quel che resta del movimento hippie a Haight Ashbury, fino alla vivace atmosfera di Fisherman’s Wharf. San Francisco mi ha (ri)conquistato con il suo eclettico mix di storia, cultura e vivacità. 

E poi per la cucina! A San Francisco si mangia divinamente, soprattutto se si è fan della cucina asiatica. Vi segnalo Mr Jiu's a Chinatown (un ristorante cinese di alto livello dove cultura cinese incontra l'influenza americana), Hog Island Oyster a Embarcadero (per gustare pesce fresco e le specialità di San Francisco, in primis la Clam Chowder), Izakaya Rintaro (un ristorante giapponese che mi ha letteralmente scaldato il cuore, divino). 

L'hotel in cui abbiamo soggiornato, ubicato in un edificio storico a Union Square, sulla Powell Street (dove passa la Cable Car) è centralissimo e piuttosto economico, considerando i prezzi californiani. Camere piccole, ma un'ottima colazione (che va sempre pagata a parte). Non il mio hotel preferito del viaggio, ma un buon compromesso. Prendetelo in considerazione. 

Quattro giorni a Los Angeles

Dopo sei ore di auto siamo tornati a Los Angeles, per dedicarle gli ultimi quattro giorni del viaggio. Qui abbiamo soggiornato in un magnifico hotel in stile Art Deco a Santa Monica (con vista mare), che vi consiglio tantissimo anche per la posizione.

Ero già stata a Los Angeles, tra West Hollywood e dintorni. Mi ero fermata per pochi giorni, quindi stavolta mi sono ritagliata più tempo per esplorarla e capirla meglio. Sì, capirla. Perché Los Angeles (a differenza di San Francisco, che tutti definiscono "più europea") è molto diversa dalla nostra idea di città e non è semplice immergersi nella sua realtà. Le distanze da percorrere per andare da una zona all'altra sono lunghissime e senza auto si è spacciati. In compenso incarna tutto quello che, nell'immaginario comune, ci si aspetta dalla California. Spiagge bianchissime, palmette, corpi scolpiti che sfilano sui rollerblade, ville lussuose e un clima mite (a differenza di San Francisco che, udite udite, è fredda). 

Le cose da fare a Los Angeles sono infinite, ma sicuramente tra queste non può mancare la visita degli Universal Studios e/o dei Warner Bros Studios. Qualche anno fa avevo visitato i Warner Bros Studios, che mi erano piaciuti moltissimo, e quindi stavolta ho optato per gli Universal. Sostanzialmente la differenza tra i due è che gli Universal, oltre a dare la possibilità di fare un tour guidato degli studios, sono un parco divertimenti con tanto di aree a tema (la mia preferita è quella di Harry Potter, molto belle anche quelle di Super Mario e dei Simpson) e attrazioni, mentre ai Warner Bros Studios si va "solo" per il tour cinematografico. Va da sé che per la visita degli Universal bisogna considerare un'intera giornata, mentre per i Warner Bros quattro ore circa. 

Io ho acquistato i biglietti degli Universal Studios da qui, così da avere la possibilità di cancellare o modificare la data facilmente. Per entrare un'ora prima ho acquistato a parte l'Early Access, che invece - purtroppo - non è rimborsabile. Anche per i Warner Bros Srudios vi consiglio di optare per i biglietti con cancellazione facile, così da non essere vincolati alla prenotazione qualora voleste cambiare i programmi qualche giorno prima. 

Oltre agli Studios, ecco qualcosa che - per me - va assolutamente inserita nel vostro itinerario a Los Angeles:

- Malibu, a Ovest di Los Angeles, ideale per rilassarsi al mare o - come abbiamo fatto noi - vivere la golden hour. Da non perdere la spiaggia El Matador Beach, davvero suggestiva. Noi poi siamo andati a cena a Paradise Cove,  godendo di un'atmosfera quasi caraibica. A piedi nudi nella sabbia, vista mare. Meraviglia. 

- Santa Monica e la passeggiata dal Santa Monica Pier a Venice Beach (e viceversa). 

- West Hollywood, da non confondere con Hollywood, con tappa fotografica (per noi anche shopping) al famoso Pink Wall di Paul Smith. Per il pranzo o per un brunch vegetariano fermatevi da The Butcher's Daughter, buonissimo (lo amo da quando l'ho provato la prima volta a New York).

- Hollywood Boulevard, per vedere la celebre Walk of Fame e il Dolby Theater dove si tiene la Notte degli Oscar. Ci sono stata per la seconda volta e per la seconda volta l'ho trovata commerciale e confusionaria. Cheap. Insomma, arrivateci con le aspettative molto basse perché nella quotidianità qui si può trovare di tutto tranne l'eleganza e i lustrini delle star. Però vale la pena farci un giro. 

- Hollywood Sign, iconico, da fotografare in diversi spot, tra cui il Lake Hollywood Park.

- Beverly Hills, ancor più affascinante di sera. Se amate Pretty Woman fate un salto nell'hotel che nel 1991 era stato il suo iconico set: il Beverly Wilshire Hotel. Tra i tanti ristoranti di livello di Beverly Hills noi abbiamo provato Avra, ristorante greco davvero ottimo (e, ovviamente, carissimo). 

- LACMA e la sua installazione luminosa di sera.

- Griffith Observatory per ammirare la città dall'alto.

Ci siamo spinti anche ad Orange County (complice l'intramontabile OC, ovviamente) passando da Newport e Laguna Beach. Molto carino, ma vi consiglio questa "gita" solo se avete abbastanza tempo a disposizione perché per arrivarci dovete considerare circa un'ora e mezza (e altrettanto tempo al ritorno), con tanto di traffico.

Questo viaggio on the road è stato un’avventura epica, un tour attraverso alcuni dei luoghi più iconici e suggestivi degli Stati Uniti. Ogni tappa ha regalato emozioni uniche, al punto tale da essere rientrata a casa con il mal d'America - che non sapevo nemmeno esistesse. Uno dei viaggi più belli della mia vita, indubbiamente.

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