Perché organizzare un viaggio in Colombia?

Probabilmente perché, dopo aver visto Narcos e altri film/serie su Pablo Escobar, abbiamo un'irrefrenabile desiderio di andare sul posto per scoprire qualcosa in più, per sentirci un tantino testimoni di quella storia che adesso sentiamo un po' nostra (anche se la vera storia di quegli anni terribili appartiene ai colombiani e vi invito ad ascoltare le loro testimonanzie). Non vi nasconderò che anche io ho visto Narcos e anche in me la visione delle tre stagioni della serie ha suscitato questa curiosità (io super fan di Javier Peña).

Ma se adesso chiudo gli occhi e penso alla Colombia, ecco, non immagino cartelli né alcun tipo di violenza. Adesso penso solo a un'esplosione di colori, a una cultura vibrante, al ritmo e alla danza contagiosa, alle arepas con queso, a un'incredibile varietà di paesaggi, alla gente sorridente, ironica e ospitale. Sì, uno degli aspetti più sorprendenti della Colombia è la sua gente. L’ospitalità dei colombiani è senza pari: calorosi, accoglienti e sempre pronti ad aiutare i viaggiatori. Ogni incontro si trasforma in un'opportunità per conoscere meglio la cultura locale e sentirsi parte della comunità, ancor più se parlate un po' di spagnolo. Che sia il sorriso di un venditore ambulante, una conversazione con una guida appassionata o il benvenuto ricevuto in un piccolo caffè di Salento, la dolcezza e la generosità del popolo colombiano lasciano un ricordo indelebile nel cuore di chi visita questo meraviglioso paese.

Sì, per me la Colombia è un Paese sorprendentemente ricco, al di là dell'immaginazione. Ricco di bellezza, di scenari completamente differenti che vanno dal verde della natura rigogliosa ai colori caldi del deserto, dai colori più spenti delle metropoli a quelli più accesi delle case dei pueblos, fino alle infinite sfumature di blu del mare. E ci sarebbero ancora tanti altri colori e luoghi da menzionare, perché la Colombia è immensa, un Paese enorme. Va da sé che per esplorarlo interamente non basterebbe un anno, quindi, insomma, ho dovuto fare delle scelte nell'organizzazione del mio viaggio (e, spoiler: non è stato affatto semplice decidere cosa lasciare e cosa tagliare fuori dall'itinerario). Col senno di poi posso dire che sono molto soddisfatta dell'itinerario che ho costruito perché mi ha permesso di avere un'ampia panoramica del Paese pur non disponendo di moltissimi giorni.

Sono quindi pronta a condividere con voi questo itinerario di 10-12 giorni che vi permetterà di esplorare alcune delle destinazioni più affascinanti della Colombia, immergendovi nella sua anima autentica e tornando a casa profondamente arricchiti.

Consigli utili per viaggiare in Colombia

  • Sicurezza: la Colombia è molto più sicura rispetto al passato e io non mi sono mai mai sentita in pericolo, pur avendo organizzato questo viaggio in autonomia. Ma è sempre bene prestare attenzione nelle grandi città, evitare zone isolate di notte e utilizzare solo taxi ufficiali o app come Uber (che tracciano sempre il percorso in auto). Ne ho parlato anche in collegamento con il Kilimangiaro su Rai3.
  • Quando partire in Colombia: Il momento ideale per esplorare la Colombia è durante la stagione secca, che va da dicembre a marzo. In questo periodo il clima è più stabile e, per esperienza personale (sono partita tra gennaio e febbraio) posso dirvi che non ho beccato nemmeno un giorno di pioggia. La stagione delle piogge, invece, si estende da aprile a giugno e riprende nei mesi di settembre e ottobre, con precipitazioni più frequenti. Luglio e agosto rappresentano un buon compromesso e solitamente sono dei buoni mesi per partire in Colombia.
  • Spostamenti: onestamente non mi sento di consigliare il noleggio auto in Colombia (come in gran parte del Centro - Sud America). Noi ci siamo spostati solo con bus e aerei e ci siamo trovati benissimo. I voli interni (con LATAM e Avianca) sono sempre molto puntuali.
  • Lingua: in Colombia si parla spagnolo e, per entrare nel vivo del viaggio e poter conversare più agevolmente con tutti, io consiglio di utilizzare il più possibile la lingua spagnola. Credo che approcciarsi ai colombiani (ma questo vale in tutti i Paesi) con la lingua locale faccia davvero la differenza per instaurare un rapporto di fiducia ed empatia in pochi minuti. Io prima della partenza ho preso qualche lezione di spagnolo colombiano (sì, ogni Paese latino ha un accento e dei modi di dire differenti, sebbene si parli sempre spagnolo) con la mia tutor Adriana su Preply, app che consiglio tantissimo. Tra l'altro potete beneficiare del mio sconto per poter fare la prima lezione gratuitamente (e vi assicuro che apprezzerete tanto). Le lezioni con Adriana mi sono state utilissime per migliorare le mie competenze e comunicare con tutti - guide incluse - esclusivamente in lingua spagnola. Tra l'altro lei mi ha dato anche dei consigli utili da local prima della partenza!
  • Assicurazione viaggio: fondamentale per coprire eventuali spese mediche o imprevisti. Io consiglio di stipularla SEMPRE prima della partenza, ovunque nel mondo - e sappiate che non farlo è da pazzi. Io da anni mi affido a Heymondo, compagnia seria e affidabile con un ottimo rapporto qualità-prezzo. Inoltre acquistandola da questo link potete beneficiare di uno sconto dedicato ai miei lettori
  • Cambio valuta: meglio cambiare una piccola somma in pesos colombiani prima di partire - o appena atterrati. Negozi, hotel e ristoranti nelle grandi città permettono sempre di pagare con carta, ma nei villaggi più piccoli e nei mercati non è sempre così. Quindi un po' di contanti sono indispensabili. 

Giorno 1-2: Bogotá, la capitale. Una rivelazione.

Io non capisco perché Bogotá sia così sottovalutata. Non lo capisco.

A me è piaciuta tantissimo, è stata una rivelazione (e confesso che avrei voluto passarci un giorno in più per esplorare gli altri quartieri e i dintorni). La zona più caratteristica e imperdibile è La Candelaria, il centro storico, e poi attorno si sviluppano altre zone più eleganti come El Chapinero (dove ho soggiornato e consiglio di soggiornare), la cui architettura risalente agli anni ‘30 è ispirata - pensate un po’ - a quella inglese.

Ah, Bogotá è una delle città più alte al mondo, quindi il primo giorno è possibile che si fatichi un po’ ad adattarsi ai suoi oltre 2600 metri di altezza. Vi consiglio quindi di prendervela comoda, almeno il primo giorno, e poi, dopo esservi acclimatati, partite a tamburo battente il secondo giorno.

Per la cena del primo giorno (per festeggiare il mio compleanno) ci siamo concessi un’esperienza gastronomica straordinaria al ristorante Leo, considerato tra i migliori 100 ristoranti al mondo (attualmente al #53). Qui la chef Leonor Espinosa celebra la biodiversità colombiana con piatti unici regalando ai commensali un'esperienza letteralmente memorabile. Tra l'altro è stato il modo perfetto per iniziare ad approcciarci alla cucina e alla cultura colombiana, dal momento che il percorso da Leo prevede un vero e proprio viaggio tra le varie aree della Colombia. È stata sicuramente una delle cene più belle della mia vita. 

La mattina del secondo giorno abbiamo preso parte a un free tour guidato della Candelaria, il vivace e magnetico cuore della città. Consiglio questo tour perché permette di avere una prima infarinatura storica e culturale sulla città e sul Paese (soprattutto se il vostro itinerario parte proprio da Bogotá, come nel mio caso). Inoltre il tour è letteralmente gratuito - ovviamente vi consiglio di lasciare una meritata mancia alla guida a fine tour. Bogotá è un mondo e - come ha detto la mia guida - chi la salta a piè pari sbaglia. Perché Bogotá è la porta della Colombia e se non si conosce Bogotá è difficile capire il resto del Paese. 

Vi consiglio di non perdere la visita del Museo Botero e, se avete abbastanza tempo, visitate anche il Museo dell’Oro, custode di inestimabili manufatti precolombiani. L'ingresso al Museo Botero - che io ho trovato davvero meraviglioso - è gratuito perché Botero, artista colombiano, desiderava che le sue opere fossero fruibili da tutti senza alcun costo. 

Nel pomeriggio abbiamo preso la funicolare per salire a Monserrate, da dove abbiamo ammirato il tramonto più suggestivo su Bogotá da oltre 3000 metri d’altezza. Consiglio di arrivare un'oretta prima del tramonto così da fermarsi in uno dei bar di Monserrate e godersi l'atmosfera sorseggiando una cioccolata calda o un caffè, o gustando un dolcetto locale. 

Se avete più tempo a disposizione, vi consiglio queste due escursioni da fare in giornata:

- tour a Zipaquirá, la spettacolare Cattedrale di sale Patrimonio UNESCO

- Villa de Leyva, un pueblo caratteristico, tra i più belli della Colombia. Qui, avendo ancora più tempo, passerei anche una notte.

Tra i piatti tipici da provare a Bogotá: ajiaco (una zuppa con pollo, patate e pannocchie) e temales (involtini molto grandi preparati con un impasto a base di mais e ripieno di carne). Potete provare entrambe le specialità al ristorante Balcones de la Candelaria. Un'altra specialità è la cioccolata con formaggio (da inzuppare dentro), che potete provare - insieme a un'incredibile varietà di dolci - a La Puerta Falsa, sempre nella Candelaria. Da provare anche la chicha, la bevanda alcolica a base di mais (ma simile a un succo di frutta) tipica di Bogotá. 

Vi segnalo anche un locale molto carino per brunch/pranzi e merende al Chapinero: Varietale

Dove dormire a Bogotá

A Bogotà consiglio di dormire a HAB Hotel Bogotá, un boutique hotel profumatissimo con camere molto ampie e con un personale molto cortese (e ottime colazioni). La zona in cui si trova è molto tranquilla e signorile, con tanti ristorantini e caffetterie vicine. A me è piaciuto davvero molto. 

Giorno 3-4: L’Eje Cafetero e la magia di Salento

La seconda tappa del viaggio è quella che forse mi è più entrata nel cuore: Salento, un piccolo gioiello colorato tra le Ande, punto di partenza per esplorare l'Eje Cafetero e le meraviglie naturali circostanti.

Adagiato tra le montagne del Quindío, Salento è immerso in un paesaggio da cartolina, fatto di vallate lussureggianti, piantagioni di caffè a perdita d’occhio, cascate spettacolari, fiumi impetuosi e distese erbose dove mucche e cavalli pascolano placidamente. Questo angolo di Colombia è una tappa imprescindibile per chi vuole scoprire la sua anima più autentica. Non a caso El Paisaje Cultural Cafetero Colombiano è stato riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità. E non è un caso se Disney si è ispirata proprio a questa zona per la sua pellicola Encanto, tributo alla Colombia (che vi consiglio di vedere prima o dopo il viaggio). 

Per accorciare i tempi io consiglio di raggiungere Salento in aereo, volando su Pereira (io ho volato con LATAM e mi sono trovata molto bene) e da qui prendere un bus o organizzare un transfer privato (noi abbiamo optato per il transfer, organizzandoci con il nostro boutique hostel). 

Dovete immaginare che, essendo mia madre salentina, per me è stato molto divertente arrivare in Salento, ma in terra colombiana, soprattutto quando il transfer mi ha accolto con Al Bano e Romina che cantavano in spagnolo. Arrivo in Salento con Al Bano, vedo ovunque giallo e rosso (e anche blu, per completare la bandiera colombiana) e ci sono pure lu sule e lu ientu (il sole e il vento). E centinaia di calamite con su scritto “Salento”. E insomma, ho trovato un altro Salento del cuore e adesso capisco perché tutti me ne parlavano con gli occhi che brillavano, colombiani inclusi.

A meno che non abbiate un'auto a noleggio (che onestamente non consiglio), a Salento ci si sposta con le Willys (le jeep tipiche del posto risalenti alla Seconda Guerra Mondiale), che dalla piazza principale ti portano letteralmente ovunque (anche a costo di salirci stipati in 12 e di farti venire male alle braccia reggendoti forte sul retro). È con le Willys che si raggiungono la Valle di Cocora, le fincas e pure i paesini vicini (come Filandia). Pensate che ormai le Willys sono diventate un vero e proprio simbolo di Salento!

La nostra prima tappa è stata la Finca Ocaso (potete prenotare il tour qui), dove abbiamo scoperto tutto sul processo del caffè: dalla raccolta alla tostatura, fino alla degustazione di un autentico caffè colombiano. La Colombia è il terzo produttore mondiale dopo Brasile e Vietnam, e la coltivazione di questa preziosa pianta è ancora oggi una fonte di sostentamento per molte comunità locali. Esplorare una piantagione con un tour guidato, scoprire le fasi di produzione e concludere l’esperienza con una degustazione è un’occasione unica per immergersi nella cultura del caffè colombiano. La visita è molto interessante e permette anche di "toccare con mano" la produzione con un momento dedicato alla raccolta, con tanto di cestino. Nel pomeriggio e in serata abbiamo esplorato la cittadina coloratissima di Salento. Per pranzo (ma anche per cena) consiglio un delizioso ristorantino con vista: Bambù. Qui potrete provare anche uno dei piatti tipici di questo dipartimento (Antiquoia): la Bandeja Paisa. Un piatto decisamente ricco e solitamente preparato con fagioli, uova, platano fritto, carne e avocado (vi consiglio la porzione mini). Un piatto tipico proprio della zona di Salento è la trota, preparata in tutti i modi e solitamente servita sui patacones, fette di platano verde schiacciate e fritte due volte, risultando croccanti all'esterno e morbide all'interno. 

Il secondo giorno consiglio vivamente di dedicarlo alla Valle del Cocora, casa delle maestose palme di cera, che qui possono raggiungere i 60 e anche i 70 metri. Questi alberi, noti come gli alberi nazionali della Colombia, sono meravigliosi e purtroppo a rischio di estinzione. Una volta arrivati alla Valle del Cocora con la Willy si può decidere se andare dritti verso le palme oppure se avventurarsi in un trekking bello tosto che - per me - è stato forse l'esperienza più bella e intensa di tutto il viaggio. Se si è allenati consiglio vivamente il trekking (di 5-6 ore) che porta attraverso foreste nebbiose e panorami mozzafiato che sembrano usciti direttamente dal film Disney Encanto, ispirato proprio a questi luoghi. Perché dico "se si è allenati"? Perché è un trekking impegnativo, soprattutto se lo si percorre - come molti suggeriscono e come abbiamo fatto anche noi - in senso antiorario, ovvero quasi completamente in salita. Percorrendolo in senso antiorario le palme di cera - lo spettacolo di questo percorso - sono la ricompensa finale. Il punto più alto di questo percorso è a 2.860 metri e, considerando che Salento si trova a 1.900 metri d'altezza, si sale di circa 1.000 metri. Diversamente, se preferite evitare troppe salite, vi consiglio di fare il trekking in senso orario (la maggior parte delle persone che abbiamo incontrato seguivano il percorso tradizionale, più soft) e quindi partire subito con le palme di cera. In entrambi i casi potrete percorrere la piacevole deviazione (che vi farà allugare di oltre un'ora) per la Casa dei Colibrì, dove fare una pausa con cioccolata calda e formaggio. E in entrambi i casi raggiungerete Casa Montana, una sorta di "rifugio" dove sostare per uno snack avvolti da una placida atmosfera. 

Il percorso è bellissimo perché la maggior parte dei turisti non hanno voglia di percorrere 13 chilometri e oltre a piedi, né di "perdere" così tante ore col trekking. Quindi, pur essendo partiti in alta stagione, noi non abbiamo incontrato tanta gente lungo il trekking (a differenza di quanto accade attorno alle palme di Cocora, dove c'erano davvero tante persone). Questo ha reso l'esperienza molto intima, facendo scattare subito un senso di empatia e fratellanza nei confronti degli altri "folli" avventurieri incontrati lungo il tragitto. Una coppia di signori canadesi ci ha anche aiutato quando, ad un bivio, stavamo per perderci. 

Se deciderete di percorrere il "trekking lungo" vi consiglio di partire presto al mattino, al massimo verso le 8:00. Così da poterlo percorrere in tranquillità, rientrando prima che diventi buio. Se viaggiate nella stagione più piovosa vi consiglio di portare con voi degli stivali da pioggia (potete noleggiarli anche nel vostro hotel). Noi, che abbiamo viaggiato nella stagione secca, non ne abbiamo avuto bisogno. 

Dove dormire a Salento

Devo dire che non è stato facile scegliere dove dormire a Salento perché fino all'ultimo momento ero indecisa tra una finca e la sistemazione che poi alla fine ho prenotato: Coffee Tree Boutique Hostel. Oggi possono dire che sono molto felice della scelta fatta, innanazitutto per la posizione, a meno di dieci minuti a piedi dal centro di Salento ma al tempo stesso in una zona più defilata che consente di sentirsi in mezzo alla natura. Gran parte delle altre sistemazioni interessanti sono davvero fuori Salento e diventa complesso spostarsi da lì senza una macchina a noleggio. 

Inoltre da Coffee Tree Boutique Hostel le colazioni non sono affatto male e le camere sono super ampie e accoglienti. Mettiamoci pure la bella terrazza che affaccia sulla natura dove prendere il caffè al mattino e i due cagnoloni all'ingresso. Beh, è un posto davvero carino. Decisamente approvato. 

Giorno 5-7: Medellín, da città più pericolosa al mondo a capitale dell’innovazione

Sarò onesta: con Medellín non è scattata subito la scintilla. Appena arrivata, passeggiando nella caotica Plaza Botero, la prima impressione non è stata delle migliori. Questo perché Medellín è una città piena di contrasti, piena di storia, piena di vita. E come tutte le città piene di contrasti e di vita, pian piano, ha saputo conquistarmi. Soprattutto con il tour più atteso del viaggio, quello che consiglio a chiunque visiti la Colombia per capire davvero quanto il Paese sia cambiato negli ultimi anni. 

Negli anni ‘80 e ‘90, Medellín era considerata la città più pericolosa al mondo, epicentro della guerra al narcotraffico e roccaforte del cartello guidato da Pablo Escobar. Il suo nome era sinonimo di violenza, con un tasso di omicidi tra i più alti mai registrati: solo nel 1991, nel pieno del dominio di Escobar, si contarono oltre 6.000 omicidi. Le strade erano teatro di scontri tra i sicari del cartello, le forze dell’ordine e i gruppi paramilitari, mentre autobombe, attentati e rapimenti erano all’ordine del giorno. La popolazione viveva nel terrore, in una città piegata dalla corruzione e dalla criminalità organizzata.

Dopo la morte di Escobar nel 1993, Medellín ha iniziato un lento ma deciso processo di rinascita, investendo in istruzione, infrastrutture e inclusione sociale. Il passato di violenza non è stato dimenticato, ma trasformato in un monito per il futuro, come dimostra il memoriale "Inflexión", dedicato alle vittime del narcotraffico. Situato dove sorgeva l’ex quartier generale del cartello, questo spazio invita alla riflessione e ricorda le migliaia di vite (ufficialmente 46.602 vittime) spezzate dalla guerra alla droga. Oggi, la città che un tempo era simbolo del crimine è diventata un esempio di innovazione e resilienza, dimostrando al mondo che anche i luoghi più segnati dalla violenza possono risorgere e reinventarsi.

Medellín, un tempo simbolo del narcotraffico e della violenza, ha vissuto una trasformazione straordinaria, diventando oggi un modello di innovazione urbana e rinascita sociale. Grazie a investimenti in infrastrutture, istruzione e mobilità sostenibile, la città ha saputo ridisegnare il proprio futuro, trasformando quartieri un tempo pericolosi in spazi di cultura e creatività. Iconico è il Metrocable, la rete di funivie che collega le aree più svantaggiate al centro, favorendo l’inclusione sociale. Luoghi come la Comuna 13, un tempo (non molto lontano, stiamo parlando di 15 anni fa) teatro di scontri e epicentro della guerriglia, sono oggi musei a cielo aperto grazie a murales e street art che raccontano storie di resistenza e speranza. Medellín è oggi riconosciuta come una delle città più innovative al mondo, un esempio di come la rigenerazione urbana possa cambiare il destino di un’intera comunità.

Come dicevo all'inizio dell'articolo, gran parte delle persone che visitano la città lo fanno dopo aver visto Narcos - sì, anche io.
Ma sapevate che solo il 30% di quello che viene raccontato nella serie Netflix corrisponde alla realtà dei fatti?
Il modo migliore per capire come sono andate davvero le cose è prenotare un tour guidato per scoprire la vera storia di Pablo Escobar e la realtà della Comuna 13. In questo caso, per vivere l'esperienza in maniera più intima e fare tutte le domande che volete (io ne ho fatte tantissime), vi consiglio di prenotare un tour privato che vi permetta di esplorare sia la Comuna 13 che i luoghi più "iconici" della storia di Pablo Escobar (io l'ho prenotato qui). La guida è disponibile sia in inglese che in spagnolo e, personalmente, ho trovato questa esperienza una delle più belle - e la più toccante - dell'intero viaggio. La mia guida, Juan, è stata molto coinvolgente e, parlandoci delle tristi pagine di storia degli anni di Escobar, quando ai bambini come lui si insegnava a buttarsi giù per evitare le bombe, mi ha fatto tanto commuovere. Quello che per noi è solo un film per loro è stato una tremenda storia vera. In questo post vi lascio qualche foto e video del tour. 

Il secondo giorno abbiamo esplorato El Poblado, il quartiere più trendy, tra caffè, boutique e locali alla moda. Ci siamo ritagliati del tempo anche per provare Carolina, il rinomato nuovissimo ristorante di Karol G, cantante di Medellín (Si antes te hubiera conocido era praticamente ovunque, persino i pompieri la cantavano). Ne approfitto per parlarvi anche del mio ristorante preferito a Medellín: Alambique. Piatti creativi, abbondanti (così abbondanti che il cameriere ci ha cortesemente invitato a ordinare meno portate) e eccezionali a prezzi contenuti e atmosfera perfetta. Ci è piaciuto così tanto che ci siamo tornati due volte. Molto buono anche Carmen, sempre nella zona del Poblado. Ho sentito dire che in Colombia non si mangia particolarmente bene, ma io credo che negli ultimi anni le cose siano cambiate molto e occorra fare solo un minimo di ricerca. Io ho mangiato sempre divinamente. 

Il terzo giorno l'abbiamo dedicato interamente a un'escursione a Guatapé, uno dei gioielli della Colombia. Un pueblo coloratissimo che incanta con i suoi zócalos, i bassorilievi decorati che adornano le facciate delle case, raccontando storie e tradizioni locali.  El hermoso pueblo de los zócalos: è così che viene definito questo villaggio a meno di due ore da Medellín.

Ma cosa sono esattamente gli zócalos? Si tratta di pannelli colorati realizzati in rilievo nella parte inferiore delle case, una tradizione nata per proteggere le pareti dallo sporco e dall'umidità, ma che nel tempo si è trasformata in una forma d'arte identitaria. Ogni zócalo racconta qualcosa di unico: alcuni rappresentano scene della vita quotidiana, come contadini al lavoro o animali simbolici, altri raffigurano motivi geometrici o elementi della cultura paisa. Passeggiando per il villaggio, si ha l’impressione di attraversare un museo a cielo aperto, dove ogni angolo svela un nuovo dettaglio colorato.

Ma Guatapé non è famosa solo per i suoi murales e per essere uno dei villaggi più vivaci del Sud America: qui si trova anche El Peñón de Guatapé, un impressionante monolite alto 220 metri. Per raggiungere la sua cima bisogna affrontare una lunga scalinata a zig-zag di 740 gradini -sì, un’altra occasione in cui abbiamo fatto lavorare duramente le chiappe! Dall’alto, la vista è semplicemente mozzafiato: un mosaico di acque turchesi e isolette verdi si estende fino all’orizzonte.

E poi c’è la laguna, un paesaggio incantevole che abbiamo esplorato in barca al termine della giornata, costeggiando anche la celebre hacienda "La Manuela", l’immensa tenuta che Pablo Escobar aveva dedicato alla figlia (che sì, si chiama come me). Per rendere tutto più semplice, ho organizzato questa splendida giornata con un unico tour che permette di visitare le tre attrazioni principali in un solo giorno partendo comodamente da Medellín. Io ho prenotato qui e mi sono trovata molto bene (e ho trovato davvero ottimo il rapporto qualità-prezzo). 

Dove dormire a Medellín

A Medellín consiglio di dormire al Somos Bold Hotel, dove io ho soggiornato per tre notti. Si trova nel quartiere tranquillo di El Poblado (precisamente nella zona Manila) con uno dei personali più cortesi mai incontrati in viaggio. Impossibile non innamorarsi del design e della scelta di unire il rosa alle piante, nell'ampia scalinata a chiocciola che porta su, allo splendido rooftop (uno dei più amati della città). Da non perdere il brunch domenicale. Ah, in hotel hanno anche una mappa aggiornata con tanti consigli su ristoranti, negozi, club e molto altro. 

Giorno 8-11: Cartagena, le isole del Rosario e il fascino coloniale caraibico

Da Medellín abbiamo preso un volo Avianca per Cartagena e con lei sì, è stato un vero colpo di fulmime. Cartagena è nota per essere una delle città più belle del Sud America, una città che travolge i sensi, un mix esplosivo di storia, cultura e musica che conquista appena si mette piede in città. I colori vivaci delle case coloniali, la street art che decora i quartieri più autentici, la mezcla di culture e stili musicali, le influenze africane e caraibiche, la danza che qui è onnipresente e ti scombussola e ti ipnotizza. Mi ha ricordato un po’ le città cubane di L’Avana e Trinidad, che avevo adorato, ma con un twist ancora più vivace e decisamente più spensierato.

Fondata nel 1533 dagli spagnoli, Cartagena è stata per secoli uno dei porti più importanti delle Americhe, crocevia di commerci, battaglie e incontri di culture. Qui arrivavano non solo oro e mercanzie dirette in Europa, ma anche migliaia di schiavi africani, la cui eredità culturale è oggi parte integrante dell’anima della città. Questo passato si riflette nella musica e nella danza: Cartagena è il cuore della cumbia e del mapalé, ritmi nati dalla fusione tra tradizioni africane e influenze indigene e spagnole. Passeggiando tra le strade del quartiere di Getsemaní, è impossibile non lasciarsi trascinare dalle percussioni, dalle voci che si intrecciano nei canti e dai ballerini che animano le piazze con movimenti ipnotici.

Ma Cartagena non è solo ritmo: è anche storia e fascino senza tempo. La sua città murata, con le imponenti fortificazioni costruite per difenderla dai pirati, è un museo a cielo aperto. Salire sulle mura al tramonto, con il sole che incendia il Mar dei Caraibi, è uno spettacolo indimenticabile. È una città che ti prende per mano e ti porta a ballare, una destinazione che non si limita a farsi visitare, ma che ti entra dentro con tutta la sua energia corroborante. Per scoprire al meglio la sua storia, il suo centro storico (dichiarato Patrimonio dell'Umanità) e la sua musica, vi consiglio di prendere parte a un tour guidato. Io (dopo aver ricevuto un bel bidone dalla guida del free tour che avevo inizialmente prenotato) all'ultimo minuto ho acquistato questo tour, che ho trovato perfetto e non posso che consigliarvi. Alla fine del tour la guida ci ha anche fatto ballare!

Qualche indirizzo per mangiare e bere qualcosa a Cartagena: 

- La Cocina de Pepina. Cucina tradizionale davvero deliziosa, è un'istituzione a Cartagena. Da non perdere uno dei piatti iconici di Cartagena qui: la posta cartagenera. 

- Carmen.Ristorante molto curato, piatti eccellenti e drink eccezionali (da provare assolutamente il drink con le formiche, di cui parlo qui sotto). Ideale per una cena, solitamente c'è anche la musica dal vivo. 

- Don Juan. Ristorante dall'atmosfera caraibica, molto carino, ottima cucina.

- Alquímico. Annoverato tra i 50 World's Best Bars, si sviluppa su tre livelli ed è un posto imperdibile a Cartagena. Sia per i drink - preparati egregiamente - che per l'atmosfera decisamente caraibica, soprattutto sul rooftop. Ho amato molto questo posto (e anche il suo casino). 

A Cartagena (e a Leo, a Bogotá) ho assaggiato anche le hormigas culonas (formiche culone) sono una prelibatezza tipica della Colombia. Solitamente vengono fritte e consumate come snack croccante e saporito, apprezzato per il suo gusto unico e la consistenza simile a quella delle noci tostate. Io le ho assaggiate in un dolce simile a un torrone e all'interno di un drink. Non male!

Per il gran finale, ci siamo goduti due giorni di relax alle Isole del Rosario, un angolo di paradiso a solo un'ora di barca da Cartagena. Un arcipelago di 27 (alcuni dicono 28) isole incantevoli dove il blu del mare si fonde con la vegetazione tropicale e le acque cristalline. Qui, la magia della bioluminescenza trasforma la notte in un'esperienza unica: quando si cammina o si nuota nelle acque in prossimità della laguna, minuscole creature marine emettono una luce blu brillante, creando un'atmosfera surreale. Questo fenomeno naturale è uno degli spettacoli più affascinanti che le isole offrono, da vivere assolutamente.

Una delle ville più conosciute dell'arcipelago è la nuovissima Villa Gloria, la casa di Shakira, che attualmente è considerata la più bella e esclusiva. 

Le isole sono facilmente raggiungibili in giornata da Cartagena con escursioni in barca, ma per chi desidera vivere un'esperienza più intima, c'è anche la possibilità di soggiornare in uno dei resort o eco-lodge locali. Dormire su una delle isole permette di godere della tranquillità del posto, lontano dal trambusto della città, e di esplorare la bellezza marina in totale pace. Che si tratti di una gita di un giorno o di una notte sotto le stelle, le Isole del Rosario sono una destinazione imperdibile per chi visita Cartagena.

Per il tragitto in barca, vi avverto: al rientro, nel pomeriggio, solitamente il mare è più agitato e potreste inzupparvi d'acqua. Mettete quindi al riparo tutto ciò che è delicato e partite direttamente col costume da bagno. 

Dove dormire a Cartagena e alle Isole del Rosario

A Cartagena vi consiglio due hotel, entrambi molto validi: Voila Getsemani(che ho preferito, perché mi ha ricordato tanto la pace dei riad) e l'Hotel Casa Canabal. Tenete presente che a Cartagena gli hotel costano notevolmente di più rispetto a tutte le città di cui abbiamo parlato prima e questi due (scovati dopo tante ricerche) hanno un buon rapporto qualità-prezzo. 

Se Cartagena ha prezzi più alti, le Isole del Rosario hanno prezzi triplicati rispetto agli standard della Colombia. Ma a mio avviso, per vivere davvero la tranquillità e la magia di queste isole, è necessario dormirci almeno una o due notti. Il ragionamento che ho fatto io per scegliere dove dormire è stato valutare la bellezza del mare (perché sì, a seconda dell'isola può variare un po' la limpidezza dell'acqua) e posso dirvi che Isla del Pirata (questa la pagina dell'hotel) è una delle isole col mare più incantevole. Tuttavia è anche molto molto spartana e non gode dei comfort a cui siamo spesso abituati (ergo, bisogna adattarsi, ve lo dico). Un'alternativa è Coralina Island, molto riservata e con angoli più curati, più in stile "boutique hotel". Ci sono poi altre isole più famose che, tuttavia, ogni giorno accolgono decine di turisti che fanno le escursioni giornaliere, ragion per cui ho evitato di prenderle in considerazione. 

Gastronomia colombiana

La gastronomia colombiana è un viaggio nei sapori e varia molto da regione a regione.

Come detto su, a Medellín e in generale nel dipartimento di Antiquoia è da provare la bandeja paisa. Ovunque nel Paese sono da provare le arepas, un alimento tradizionale preparato con farina di mais precotta. Possono essere sia salate che dolci e vengono consumate in diversi modi, a seconda della regione. La preparazione base consiste nel mescolare la farina di mais con acqua e sale per formare una pasta, che poi viene modellata in piccole forme rotonde e cotta su una piastra o fritta. Le arepas possono essere farcite con una varietà di ingredienti, come formaggio, carne, pollo, avocado, o uova. In Colombia, le arepas vengono spesso servite a colazione o come spuntino, accompagnate da salse o contorni. Esistono diverse varianti, come le arepas de huevo (ripiene di uovo fritto) o le arepas con queso (con formaggio). Il loro sapore delicato e la versatilità le rendono un piatto amato da molte persone. Io le ho mangiate sempre al posto del pane. Imperdibili poi i frutti tropicali come il lulo e la guanabana.

A Cartagena la cucina riflette una fusione di influenze africane, indigene e spagnole, con un forte focus sui frutti di mare freschi e i piatti tipici delle coste caraibiche. Ecco alcuni dei piatti da non perdere durante un viaggio in questa città:

  1. Arepas de Huevo: Una specialità della costa caraibica. Sono croccanti fuori e morbide all'interno. Io a fine gennaio a Cartagena ho beccato il Festival del Fritto, in cui numerosissimi stand propongono la loro versione delle arepas de huevo.

  2. Ceviche: Un piatto fresco e rinfrescante, il ceviche di pesce è molto popolare in tutta la Colombia (e non solo), ma a Cartagena si prepara spesso con gamberi, polpo e pesce fresco, condita con lime, cipolla rossa e coriandolo.

  3. Arroz con Coco: Riso al cocco, un piatto semplice ma ricco di sapore, che accompagna molti piatti a base di pesce. Il riso viene cucinato con latte di cocco, conferendogli una consistenza morbida e un sapore dolce.

  4. Sancocho de Pescado: Una zuppa ricca e saporita a base di pesce, tuberi come la yuca, patate e mais, che riflette l'influenza indigena e africana nella cucina locale.

  5. Posta Cartagenera: Un piatto tipico che combina carne di manzo con un ricco stufato di pomodoro, cipolla, aglio e spezie, spesso servito con riso bianco e patacones.