Erano anni che desideravo visitare la Tuscia, terra antichissima (l’antica terra degli Etruschi) e affascinante. Ed ora che finalmente ci sono stata con Porte della Tuscia, eccomi a raccontarvi di questo angolo del Lazio ricco di storia, arte e natura, perfetto per un weekend all'insegna della quiete e della continua meraviglia. Ecco un itinerario di tre giorni che vi porterà alla scoperta di alcuni dei suoi tesori più suggestivi.

Prima, però, è importante evidenziare che il territorio conserva il nome dell’antico popolo che ne ha definito la storia e la grandezza: gli Etruschi. È con loro che è iniziata la storia millenaria di questa terra che si estende dal Lazio al sud della Toscana fino ad abbracciare l’Umbria.

Primo giorno: Viterbo

Il nostro viaggio inizia a Viterbo, detta anche “la città dei Papi” perché nel 1257 Papa Alessandro IV fece trasferire qui la Corte Papale. Dedicate la mattina alla visita del suo centro storico, un vero e proprio gioiello medievale, nonché uno dei borghi medievali meglio conservati. Passeggiando tra le stradine acciottolate, potrete ammirare il Palazzo dei Papi e la Cattedrale di San Lorenzo, situata nell’omonima piazza - indubbiamente una delle piazze più belle d’Italia.

Se capitate a Viterbo i primi di settembre potrete vivere l’emozione della Festa di Santa Rosa, dichiarata dall’UNESCO Patrimonio Immateriale dell’Umanità nel 2013. La Festa di Santa Rosa è l'evento più importante della città di Viterbo e si celebra ogni anno il 3 settembre in onore della santa patrona. Il momento clou della festa è il trasporto della Macchina di Santa Rosa, una torre illuminata alta circa 30 metri e pesante più di 5 tonnellate, che viene portata a spalla da un centinaio di uomini, chiamati "facchini", per le strade del centro storico. La Macchina, una struttura imponente e riccamente decorata, rappresenta simbolicamente la santa e viene rinnovata ogni cinque anni. La processione notturna è un evento emozionante e suggestivo, seguito con passione dai viterbesi e dai visitatori, in un'atmosfera di fede e tradizione secolare. La Macchina è qualcosa di spettacolare e, essendo stata a Viterbo pochi giorni dopo la festa, ho avuto l’opportunità di ammirarla dal vivo. Dopo la celebrazione del 3 settembre, resta infatti in esposizione nel centro della città per qualche giorno, così che tutti - cittadini e turisti - possano ammirarla da vicino.

Secondo giorno: Vetralla, Sutri e Montefiascone

Il secondo giorno inizia con una breve escursione a Vetralla, a circa 20 minuti da Viterbo. Qui vi consiglio di visitare la Chiesa di San Francesco, con la sua suggestiva cripta. Non dimenticate una sosta al Museo della Città e del Territorio di Vetralla, che offre una panoramica sulla storia e le tradizioni locali.

La seconda tappa della giornata è Sutri, “la porta dell’Etruria”, un piccolo borgo che vi sorprenderà per la sua ricchezza storica e artistica. Iniziate la visita con il Palazzo Doebbing, una galleria d'arte ospitata in un antico palazzo vescovile, che propone mostre temporanee di grande valore (fino a inizio novembre c’è la bellissima mostra di Alessio Paternesi). Poi dirigetevi verso il Parco Archeologico di Sutri, dove potrete ammirare il meraviglioso anfiteatro romano scavato nel banco tufaceo e l'antica necropoli. Non dimenticate di visitare anche il Mitreo, di una bellezza unica.

Per il pranzo, fermatevi in una delle trattorie del borgo, dove potrete assaporare piatti tipici i buonissimi fagioli di Sutri.

Nel pomeriggio, proseguite per Montefiascone, famosa per il suo vino Est! Est! Est!. La prima tappa è la Rocca dei Papi, che domina il lago di Bolsena e offre una vista spettacolare. Al suo interno, il Museo del Sangallo il Giovane vi farà conoscere la vita e le opere di questo importante architetto rinascimentale.

Concludete la giornata con un aperitivo al tramonto, gustando i prodotti tipici locali accompagnati da un calice di Est! Est! Est! La combinazione del panorama e dei sapori genuini sarà un'esperienza indimenticabile.

Vi lascio anche un approfondimento su questo vino a cui è legata un’interessante leggenda. La leggenda del vino Est! Est! Est! di Montefiascone risale al XII secolo ed è connessa alla figura di un vescovo tedesco di nome Johann Defuk, noto per il suo grande amore per il buon vino. Durante un viaggio verso Roma, Defuk inviò il suo servo Martino in avanscoperta per trovare i migliori vini lungo il percorso. Martino aveva il compito di scrivere la parola "Est" (che in latino significa "c'è") sulle porte delle locande dove avesse trovato vino di qualità. Quando arrivò a Montefiascone, Martino fu così impressionato dal vino locale che scrisse "Est! Est! Est!" per sottolinearne l'eccellenza. Il vescovo Defuk, attratto dalla segnalazione, si fermò a Montefiascone e fu talmente soddisfatto del vino che decise di restarvi a lungo. Si dice che morì proprio in questo borgo, forse a causa dell'eccessivo consumo di vino. In sua memoria, venne sepolto nella chiesa di San Flaviano, dove ancora oggi si trova una lapide che recita: "Per troppo Est! Est! Est! qui giace il mio signore". Da allora, il vino Est! Est! Est! è diventato un simbolo della tradizione vinicola di Montefiascone, celebrato ogni anno durante una sagra dedicata e apprezzato per il suo gusto leggero e fruttato.

Terzo giorno: Civita di Bagnoregio e Acquapendente

Il terzo giorno inizia con una visita a Civita di Bagnoregio, la “città che muore”. Deve questo soprannome alla fragilità del suo territorio. Il borgo è situato su un promontorio di tufo, una roccia vulcanica porosa e friabile, che nel corso dei secoli è stato eroso da fattori naturali come piogge, frane e i venti. La continua erosione minaccia la stabilità del borgo, rendendo progressivamente inabitabile la città e causando il crollo di parti del terreno.

Questa precarietà ha portato a un graduale spopolamento della cittadina. Civita di Bagnoregio è oggi abitata solo da una manciata di persone, anche se, paradossalmente, la sua fama di "città morente" attira migliaia di turisti ogni anno, affascinati dalla bellezza malinconica e unica di questo borgo sospeso nel tempo. Non perdetevi il Museo del Colle del Duomo, sezione di Bagnoregio, che racconta la storia di questa città unica e delle sue trasformazioni nel corso dei secoli.

Pensate che il regista giapponese Hayao Miyazaki, famoso per i suoi film d'animazione poetici e visionari, si è ispirato a Civita di Bagnoregio per creare l'ambientazione del suo celebre film “Laputa - Il castello nel cielo” del 1986. La fragile bellezza di Civita, arroccata su un promontorio di tufo e sospesa nel tempo, ha offerto a Miyazaki l'immagine perfetta per rappresentare un mondo fantastico, dove la città fluttuante di Laputa è in bilico tra sogno e rovina. Come Bagnoregio, anche Laputa è una città isolata, minacciata dalla propria decadenza e dall’erosione naturale, evocando una forte malinconia per la perdita e la precarietà. Questa connessione tra realtà e fantasia ha contribuito a rendere Civita di Bagnoregio una destinazione iconica per gli amanti del cinema e della cultura giapponese.

L'ultima tappa del nostro itinerario è Acquapendente, una cittadina di grande importanza storica e spirituale. Iniziate con la visita della Basilica del Santo Sepolcro, che custodisce una preziosa riproduzione del sepolcro di Cristo. Qui potrete ammirare anche i famosi pugnaloni, meravigliosi mosaici floreali realizzati per la festa della Madonna del Fiore, una tradizione che si tramanda da secoli.

Concludete la visita al Museo della Città di Acquapendente, che vi farà scoprire la storia, l'arte e le tradizioni di questo angolo della Tuscia.

Questo è articolo è frutto del progetto "Le porte della Tuscia", realizzato con il contributo di Regione Lazio e Lazio Innova