È da un anno che non scrivo un articolo introspettivo. Eppure mai come negli ultimi mesi ho riflettuto, ho ascoltato e mi sono ascoltata.

Sono stata più volte in procinto di buttar giù qualche riga, ma a volte i miei pensieri mi sembravano banali, altre volte inutili oppure poco condivisibili. 

Oggi credo di aver raccolto così tanto "materiale" da sentire l'urgenza di scrivere e condividere tutto quello che ho dentro. Con voi.

Come scrivevo qualche giorno fa su instagram (nel post che ho condiviso qui in alto), in questi giorni sto riflettendo molto su quanto ormai io percepisca lontana quella realtà - che prima rappresentava la mia quotidianità - fatta di aggiornamenti “Sono appena arrivata a ...” 
Ricordo quell’augurio semplice eppure bellissimo “BUON VIAGGIO” che, col senno di poi, credo di aver dato spesso per scontato. Puntualmente, ad ogni partenza, ricevevo in dm anche un “Lacio Drom” - da una donna speciale, Domenica, conosciuta tanti anni fa in seguito a un progetto su Periscope con Puglia Promozione. Era un nostro piccolo rituale a cui ero particolarmente affezionata. E che mi manca molto.

Ricordo l’adrenalina dell’atterraggio, frammista alla stanchezza delle ore di volo e degli innumerevoli scali. E poi l’emozione del primo post Instagram, quello in cui pubblicavo il primo scatto (solitamente dopo una lunghissima selezione) per comunicare l’arrivo in una nuova destinazione e l’inizio del racconto sui social. Il primo post Instagram era un momento sacro e non sceglievo mai una foto o un copy qualunque, ci tenevo un sacco.
E poi l’incontro con le persone del posto, la cucina locale, il difficile momento dei saluti prima del rientro e un pezzetto di cuore che, puntualmente, rimaneva lì. Ricordo tutto bene, ma sento tutto lontano.

A volte stento a credere che quella persona fossi davvero io. Dopo un anno credo sia lecito porsi tante domande e chiedersi “capiterà ancora?” “E se sì, quando?”

A volte ho la sensazione che questi ultimi mesi ci stiano cambiando tanto e ci stiano allontanando da quello che noi eravamo prima. 

E la domanda è lecita. Ci stiamo allontanando da quel che eravamo prima per diventare cosa?

Io sento che questo, per me, è stato un anno dapprima di adattamento, poi di evoluzione. Il primo periodo mi ha messo molto alla prova, probabilmente perché ero molto, forse troppo, legata a delle etichette. Per anni sono stata inscatolata, anche per mia volontà, nel ruolo di instancabile e insaziabile travel blogger e non è stato semplice staccarmi di dosso quest'etichetta e iniziare a raccontare la quotidianità. Una banalissima quotidianità. 

Ho dovuto adattarmi a quello che accadeva intorno a me cercando di essere quanto più permeabile possibile. Assorbendo nuove informazioni, sperimentando nuovi social, divorando podcast, ibri e audiolibri, workshop e workout online. Un comportamento bulimico che, a onor del vero, mi ha aiutato a tenermi impegnata e a distrarmi dalla negatività e dalle brutture del mondo.

Ma, sebbene tenessi ben impegnati sia la mente che il corpo, non era uno stile di vita sano. 

Col passare del tempo ho cercato di eliminare il superfluo e mi sono impegnata a trasformare quello che stavo attraversando in un'opportunità - e non solo a parole. Chiusa in casa (o, nell'ipotesi più rosea, nella mia regione), ho potuto prendere in mano la mia vita come mai avevo fatto prima. Paradossalmente.

Ho fatto delle scelte importanti, ho dato inizio a progetti impegnativi che da un lato mi entusiasmano e dall'altro - lo confesso - mi terrorizzano. Ho iniziato a fregarmene delle etichette e a recidere quello che andava reciso. Ho compreso che quella banalissima quotidianità mi stava permettendo di scoprire (o riscoprire) alcuni lati di me, riscoprendo anche un'affinità con le banali quotidianità altrui. Quella piatta normalità che tanto mi spaventava e a cui non ero più abituata mi ha avvicinato a tantissime persone. A coloro che hanno imparato a conoscermi, oltre i viaggi, gli aerei, le corse in aeroporto, i timbri sul passaporto, le esperienze incredibili. Qualcuno si sarà sicuramente allontanato perché evidentemente preferiva vedermi ricoprire un determinato ruolo e non si è più ritrovato nei miei contenuti. Ma va bene così. 

Ho iniziato ad allenarmi regolarmente (non quotidianamente e a casaccio) seguita online da Serena, una vera professionista che avevo conosciuto dietro le quinte del TedX 2019 e con cui, in questi ultimi mesi, è nata una grande sintonia. Ho iniziato a seguire una dieta più sana e a sentirmi bene con me stessa. Forse come mai era accaduto negli ultimi dieci anni.

Mi sono messa in discussione. Ho trovato il tempo - finalmente - per provare a elaborare alcuni accadimenti e sono riuscita a rivolgermi a una psicologa, in un momento particolarmente difficile. 

Il supporto psicologico è stato fondamentale. In pochi appuntamenti sono riuscita a capire così tante cose di me e delle relazioni umane che, davvero, mi sono chiesta perché non avessi iniziato prima. Ho capito che non esistono il bianco e il nero, ma spesso la vita è questione di sfumature. Ho capito che non puoi salvare qualcuno se non vuole essere salvato e che non puoi ergerti a massimo risolutore dei problemi, nè caricarti addosso un fardello che andava invece condiviso. Che nella vita non puoi avere tutto sotto controllo e a volte bisogna semplicemente allentare la presa. E respirare. 

Ci sono cose che non racconterò in questo post, ma sono certa che chi mi conosce da anni saprà leggere tra le righe. Quando la vita ti spiazza facendoti provare qualcosa che mai avresti voluto sperimentare, inevitabilmente reagisci come credi sia più giusto fare, spesso senza avere gli strumenti per poter discernere cosa sia giusto realmente. E tra un viaggio e l'altro, nella corsa quotidiana tra un aereo e l'altro, vi assicuro che io questi strumenti no, non ero riuscita proprio a procurarmeli. Nonostante ciò, ero certa che il mio modo di agire fosse corretto.

Ma sbagliavo. Sbagliavo di grosso. E con il giusto aiuto sono riuscita a comprenderlo.

E quindi in questi mesi ho fatto un viaggio incredibile senza che nessuno mi abbia mai augurato Buon Viaggio o Lacio Drom. È stato un viaggio difficile e in solitaria, dentro me stessa. Ed è ancora in corso.

E forse un viaggio in solitaria (seppur profondamente diverso) lo state facendo anche voi.

Perché mentre tutto là fuori sembra essere fermo e silente, il mondo che abbiamo dentro diventa sempre più rigoglioso e fa sempre più rumore. Il nostro mondo personale fatto di passioni, sogni, desideri, paure, emozioni, percezioni. E si fa sempre più indomito, aspettando impaziente di potersi esprimere, di poter incontrare altri mondi, anch'essi trepidanti. 

Io la sento questa impellenza. 

E penso che questo viaggio interiore - a tratti doloroso, frustrante e noioso, ma al tempo stesso necessario - se affrontato in maniera corretta e costruttiva, possa portarci a diventare esseri umani diversi.

Diversi e più consapevoli.

O semplicemente, esseri umani.

 

Buon viaggio. Lacio Drom.