Social, influencer e comunicazione ai tempi del COVID: feedback e nuovi trend
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Alla fine del 2019 si è parlato tanto dei nuovi trend del 2020 circa il mondo digital e l'influencer marketing. Trend che sono stati ampiamente ribaltati a causa di una situazione che nessuno avrebbe potuto mai prevedere. Gran parte delle predizioni vanno dunque riviste perché alcuni modelli di marketing non sono più contemplabili o, addirittura, oggigiorno sono impossibili da attuare.
Basti pensare agli eventi, che oggi si spostano online su apposite piattaforme. Basti pensare al settore della ristorazione, la cui comunicazione oggi è più incentrata sul fattore sicurezza, sia per quanto riguarda delivery e take away, che per la riapertura al pubblico. Per non parlare del turismo, dove la comunicazione brancola ancora nel buio, in attesa di disposizioni più precise.
Come comunicare, quindi, in questi tempi in cui l'incertezza fa da padrona? In questi tempi in cui tutti ci sentiamo più vulnerabili?
Come lo scorso anno, ho voluto riproporre nelle mie instagram stories dei sondaggi rivolti alla mia community. Per capire come sta cambiando l'utilizzo dei social (sicuramente adesso più ampio e, talvolta, bulimico), quali sono le percezioni comuni, quali comportamenti risultano più fastidiosi e quali attitudini risultano invece vincenti.
Sono venute fuori delle constatazioni molto interessanti, ancor più dello scorso anno (a ragion veduta, direi). E le condivido qui, in modo che tutti possiate beneficiarne e, magari, aggiungere la vostra.
Instagram: intrattenimento, arricchimento, divertimento
La prima domanda che ho posto è stata questa. Cosa pensate di instagram? È un mezzo per intrattenere, per divertire o addirittura per apprendere e arricchirvi? Le risposte sono state di vario tipo.
C'è chi su instagram preferisce seguire soprattutto profili (influencer o professionisti, esperti in qualcosa) da cui si può imparare. Persone che possono dare un valore aggiunto alla piattaforma. "C'è gente che ha un valore e può donarlo" è una frase bellissima che mi è stata scritta proprio in merito a questo. Qualcuno mi ha anche detto che, in questi giorni, avendo più tempo per utilizzare i social, è stato possibile scoprire come anch'essi possano arricchire. Io ne deduco, quindi, che molte persone magari non avevano nemmeno il tempo per capire chi seguire e/o per seguire con attenzione i loro contenuti.
Altre persone amano seguire sia profili che divulgano e intrattengono, che profili nati per lo svago e il divertimento. Soprattutto in questo periodo surreale, instagram è per molti una valvola di sfogo, una finestra sul mondo. Quindi i profili che hanno saputo intrattenere e divertire sono stati di vitale importanza, ancor più per quelle persone sole a casa o con una situazione difficile.
Dai vari commenti ricevuti, quello che si evince particolarmente è come, utilizzandolo con criterio e seguendo personalità stimolanti, intelligenti e positive, instagram possa essere un ottimo strumento. Sia per conoscere qualcosa di nuovo che per trovare nuovi stimoli, per motivare se stessi. Se non si sopporta la piattaforma - come qualcuno mi ha anche scritto - il problema potrebbe essere legato soprattutto al fatto che si seguano profili random o sbagliati, che veicolano messaggi sbagliati e non in linea con noi, con la nostra etica e con il nostro modus operandi. Perché farci del male, quindi? Perché seguire qualcuno che produce contenuti che troviamo insipidi o irritanti (e che, oltretutto, nessuno ci costringe a seguire)?
Siamo noi a decidere chi può entrare nella nostra quotidianità. Sia online, che offline. Scegliamo con cura.
Content is the king
In un social sempre più saturo di contenuti, anche gli utenti diventano sempre più saturi nel vedere le solite foto, i feed che si ostinano ad essere "in palette" senza offrire altro, la vita patinata, i soliti preset e le pose plastiche. Tutto questo può anche andar bene, a patto che sia accompagnato da un buon contenuto. Un messaggio nella foto, un buon copy nella caption, una call to action interessante, delle stories ingaggianti. Torna quindi la cara e vecchia regola Content is the King. Il contenuto torna a fare da padrone e ad essere il vero focus.
Più persone mi hanno scritto "Mi piace seguire profili con un'anima". E come dar loro torto! Dopo anni in cui siamo andati alla ricerca della foto perfetta (sia nella creazione del contenuto che nella fruizione di esso), adesso vogliamo andare oltre. E per oltre si intende la semplicità, con annesse imperfezioni. Vogliamo conoscere il vero, il genuino.
Si va sempre più alla ricerca di concretezza, di chi è capace di condividere riflessioni sensate. E soprattutto in questo momento storico si fa sempre più netta la distinzione tra chi ha qualcosa da dire e chi non ha molto da offrire alla propria community (ma di questo ne parleremo tra poco, affrontando il tema influencer).
Significativo il fenomeno degli esperti di settore che, facendo divulgazione su instagram, riescono a costruirsi un'ampia community fidelizzata in poco tempo. Basti pensare a Imenjane (economista), Avvocathy (avvocato) e Robivil (giornalista laureata in medicina) che in questi ultimi mesi, condividendo le loro competenze, hanno letteralmente spiccato il volo.
Questo dimostra quanto oggi la gente non utilizzi instagram solo per contenuti piacevoli a livello estetico, ma soprattutto per contenuti di spessore.
Cosa rende l'utente più vulnerabile (e irritabile)
Ero molto curiosa di scoprire cosa risulta particolarmente fastidioso su instagram (e se c'è qualcosa che risulta fastidioso).
In molti lamentano i problemi dovuti alla piattaforma stessa: i bug, i bot, la poca visibilità organica, le esigue possibilità di crescita dei profili.
Oltre ai problemi "tecnici", ci sono altre cose che molti non tollerano.
Le fake news
Le notizie false sono una delle cose che - a quanto pare - irritano maggiormente. Soprattutto in questo periodo, in cui la gente vorrebbe sentirsi tutelata affidandosi alla lettura di un giornale online o di un canale autorevole. Sì, perché non sono solo i content creator a deludere per le fake news, ma soprattutto i canali autorevoli.
Il senso di inadeguatezza
Un altro problema è il senso di inadeguatezza che molti provano seguendo determinati profili su instagram. La sensazione che le vite degli altri siano perfette mentre noi ci sentiamo deboli e oppressi non fa altro che enfatizzare le nostre insicurezze. Ecco perché su instagram oggi vince la verità, mostrando sì il bello, ma anche l'altro lato della medaglia. Anche se sei una celebrity o un influencer.
Pensiamo a Chiara Ferragni che, mostrando la sua vita "normale" dopo anni di eventi e lustrini, è entrata nel cuore di molte più persone. Si è rivelata umana, ha sensibilizzato riguardo molte tematiche importanti, ha "sfruttato" la sua audience per costruire qualcosa di buono.
Non è un caso se tantissime persone mi hanno segnalato i profili di Chiara e Fedez tra i loro account più seguiti in questo periodo. Sicuramente il percepire empaticamente vicino qualcuno di così famoso ci fa stare meglio, ci rasserena.
Chi parla di qualcosa senza conoscere quell'argomento
Se da un lato c'è chi non si espone mai, dall'altro c'è chi sui social si espone... e anche troppo. Chi si espone senza conoscere, senza approfondire un argomento, senza avere le competenze adeguate. E questo infastidisce molte persone, a quanto pare.
Vi dico la mia. Da creator e al tempo stesso utente della piattaforma, io credo che - soprattutto quando si parla di tematiche più delicate - è giusto che ne parli chi ha competenze adeguate in merito. Ad esempio, quando recentemente mi è stato chiesto "Perché non parli dell'economia turistica e della crisi del settore in questo periodo?", io ho risposto che no, non sarebbe stato di mia competenza. Da anni mi occupo di digital e turismo, ma l'economia non mi appartiene. È giusto che parli di economia chi ne capisce, chi può parlare con cognizione di causa e senza scatenare ulteriore confusione.
Le sponsorizzazioni prive di etica
Come sempre, una cosa che fa arrabbiare tantissimo sono le sponsorizzazioni. Premesso che le sponsorizzazioni danno da vivere a un influencer e non si può pretendere che l'influencer non faccia adv (cosa che tengo sempre a sottolineare), ad infastidire sono le attività promozionali prive di etica. Quelle attività di influencer marketing fatte senza una mission precisa, fatte senza contestualizzare il prodotto o tanto per fare, senza che il brand e l'influencer siano affini e allineati.
Molte persone lamentano la presenza eccessiva di contenuti sponsorizzati nello stesso giorno sullo stesso profilo. È chiaro che i contenuti promozionali vanno ben dosati, un po' come si fa in una trasmissione televisiva. La pubblicità è un breve intervallo della trasmissione, non il contrario.
Io credo che ora più che mai sia importante mettere in piedi delle attività "sartoriali" in cui l'influencer possa esprimere se stesso e raccontare un brand senza risultare fastidioso, senza mancare di rispetto alla propria community. L'influencer si deve sentire a suo agio e deve credere nel prodotto che promuove, così come il brand deve affidarsi all'influencer, alle sue idee e al suo tipo di storytelling.
Gli influencer: cosa sta cambiando per questa categoria
Da un po' di settimane gira voce che il coronavirus definirà il declino degli influencer. Sarà vero?
Alcuni profili autorevoli hanno commentato - in maniera completamente opposta - la faccenda. Marika Marangella ha fatto una bellissima analisi sulla questione ed è venuto fuori che se da un lato c'è chi punta sull'aggressività alimentando una reazione di intolleranza verso la categoria, dall'altro c'è chi si immedesima nella categoria facendo emergere ansie e preoccupazioni di quello che nel 2020 va considerato a tutti gli effetti un lavoro.
Come tutti i settori, anche quello degli influencer e dei content creator è fatto sia di professionisti che di gente meno seria. C'è chi lavora sodo, anche 10-15 ore al giorno, con grandi risultati. E, dopo più di 7 anni di lavoro nel digital, mi sembra anche ridicolo dover ancora sottolineare tutto questo nel 2020.
Ma vediamo tutto nel dettaglio.
È finito il momento di gloria degli influencer?
Da quello che ho percepito leggendo i vari commenti ricevuti (e stando a quello che penso) l'epoca degli influencer non è affatto finita. Anzi, io credo che questo periodo difficile abbia definito una linea netta tra chi ha qualcosa da raccontare e può offrire un valore aggiunto alla propria community e chi, stando a casa e non potendo prendere parte a viaggi ed eventi, non riesce a comunicare nulla. Chi è stato un punto fermo per i propri follower (anche se sapete che io non amo il termine follower) in questi mesi, lo sarà anche dopo. Perché ha intrattenuto, ha interagito, ha divertito, ha arricchito. È diventato quasi un amico.
La chiara dimostrazione è data dal fatto che molte persone mi hanno detto che in questo periodo per loro è stato più facile interagire con personalità influenti online, mentre prima si limitavano a osservare senza interagire. Ecco, questo periodo di "avvicinamento" virtuale sarà importante per definire la credibilità di un content creator, la sua ricchezza di contenuti, il suo desiderio di condivisione e, di conseguenza, il suo futuro professionale.
L'importanza sempre crescente del valore della community
Importantissimo è il concetto di community.
Come dice la cara Chiara Formenti, "Give back to the community". Per me è sacrosanto dare qualcosa alla community, esser grata a ogni singola persona che mi lascia un commento, un like, che mi scrive un bel messaggio in direct, che mi tagga in una storia perché pensa a me guardando qualcosa. Non lo sento come un dovere. No, per me è un piacere dedicare del tempo a chi mi apprezza e mi stima.
E ogni giorno penso a cosa posso offrire alla mia community, cercando di renderla protagonista dei miei progetti e persino di alcune mie scelte di comunicazione.
È così che è nata la mia "newsletter della quarantena", ad esempio. Per far compagnia alla mia community con pensieri, racconti, playlist e una selezione di podcast e corsi.
La community è tutto e vale più del numero di like, follower e visualizzazioni.
L'interazione: come sta cambiando
Come dicevo su, anche l'interazione sta cambiando molto. Si comunica molto più a tu per tu, soprattutto nei direct. Questo perché pare si abbia più tempo per farlo, per intavolare conversazioni e far nascere un sano confronto. Questo ho potuto constatarlo anche io.
Una maggior consapevolezza del pubblico (e la scelta accurata di chi seguire)
Rispetto a qualche anno fa, il pubblico di instagram è cambiato molto. Siamo tutti molto più consapevoli e, soprattutto, più esigenti. Non ci bastano belle foto, vogliamo anche dei contenuti che le arricchiscano. Non ci bastano dei bei post, vogliamo anche delle belle stories. Non ci bastano stories col filtro giusto, vogliamo di più. Sempre di più. Affinché qualcuno ci convinca a tal punto da cliccare su "segui" sono tante le fasi da superare. E anche quando tutte queste fasi sono state superate, non è detto che quel "segui" resti attivo a lungo.
Sono lontani i tempi in cui bastava avere "un bel feed" dai toni caldi o pastello per catturare l'attenzione. Adesso tutti sono bravissimi con i preset e le app di editing varie, ma quanti sono bravi con i contenuti? Con le parole, con i temi e le rubriche da trattare?
A meno che non si parli di fotografia. E in quel caso delle (belle) immagini valgono più di mille parole.
Interessante scoprire che oggi la consapevolezza è tale che molti utenti mi hanno confessato di provare fastidio nel sentirsi trattati come "merce" di scambio: se mi segui e segui questi altri tre profili, ti inviamo questo preset/infoprodotto... e così via.
I nuovi trend
Oltre ai cambiamenti nell'approccio e nella percezione di instagram, la quarantena ha sancito l'ascesa di nuove tendenze. Vediamo quali.
Le dirette: sono troppe?
Uno dei trend di questi mesi sono state sicuramente le dirette instagram. Dirette quasi sempre doppie, che hanno dato vita a vere e proprie interviste, interessanti o meno. C'è chi ha offerto le proprie competenze in ambito food, chi ha condiviso i propri allenamenti, chi ha parlato di tematiche particolari legate al fashion o al turismo. Ognuno ha detto la sua, ma pare che molti siano esausti dal sovraccarico di dirette, soprattutto nell'orario di punta (18:30-20:30).
Anche qui, vi dico la mia. Ancora non mi è chiaro se questo fenomeno delle dirette continuerà a lungo. Io ne ho fatte diverse, più o meno interessanti. In alcune mi sono divertita tanto e c'è stata molta interazione, in altre meno. Anche perché non è facile competere con un palinsesto di dirette che nemmeno su Netflix! Da utente, posso dire che ho seguito diverse dirette e alcune sono state molto interessanti. Tuttavia, la lunga durata di ogni diretta porta via molto tempo e ci sono state giornate in cui, seguendo più di una diretta (e magari avendone anche io qualcuna in programma) mi sono resa conto che quelle interviste - seppur interessanti - mi risucchiavano la giornata. Vale quindi la regola dell'accurata selezione, come per tutto. Adesso, infatti, seguo solo quelle dirette che reputo davvero interessanti e imperdibili.
TikTok: solo per ragazzini?
TikTok ha registrato un'impennata di nuovi iscritti in questi ultimi due mesi. Complici le celebrities che hanno in un certo senso diffuso la percezione che TikTok fosse "the place to be", un'ampia fetta di utenti si è spostata su questa piattaforma, trascorrendovi più tempo che su Instagram. E così TikToK ha visto l'arrivo di ondate di millennials e persino di tantissimi boomer.
Come per ogni nuovo fenomeno, vedo ancora tanto scetticismo intorno a me. Alcuni pensano sia solo un'app demenziale per fare balletti, o uno strumento per ragazzini. Alcuni pensano che in Italia non decollerà mai.
Io penso che invece stia già decollando.
Chi ha avuto modo di sperimentare l'app e di cimentarsi nei video, ha potuto constatare come TikTok possa essere decisamente divertente (aumentando esponenzialmente i livelli di intrattenimento) e persino educativo. Molti, durante la quarantena, hanno quindi avuto modo di ricredersi. Tutto sta - come sempre - nella selezione dei profili da seguire. E in base ai contenuti apprezzati TikTok mostrerà una serie di contenuti simili, in linea con i tuoi interessi. Si tratta di un algoritmo molto preciso. Inoltre, per il momento TikTok dà molta visibilità ai nuovi iscritti e in questo è totalmente differente da instagram. Mentre su instagram un contenuto ha un'unica vita della durata di 24 ore (per i post arriva al massimo a 48 ore), su TikTok pare che i video, anche dopo settimane o mesi dalla pubblicazione, possano avere una seconda o addirittura una terza vita. Mi è capitato con un video che, dopo diversi giorni, ha superato le 100.000 visualizzazioni. Numeri che oggi, su instagram, si fa davvero fatica a raggiungere anche con una community molto forte.
E concludo con un'osservazione molto interessante che mi è arrivata in direct: mentre Instagram si sta sempre più istituzionalizzando, TikTok oggi appare più "alla mano", una piattaforma dove ognuno può esprimersi senza paura di sentirsi fuori luogo. Un po' come instagram 8-9 anni fa, che risultava più giovane e fresco rispetto a facebook.
Ci sono voluti giorni per portare a termine questo articolo che, visti i 15 minuti di lettura, sembra sia più un trattato. Ci sarebbe ancora molto altro da aggiungere, ma per il momento mi fermo qui. Sono molto curiosa di scoprire che ne pensate e come, secondo voi, il mondo del digital si evolverà in questi mesi.
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