Namibia in glamping: un incredibile viaggio in Africa
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La Namibia mi ha fatto sempre pensare al Piccolo Principe.
Il paesaggio che vedete nella foto in copertina credo rimandi molto alle atmosfere del libro e alle illustrazioni che solitamente lo accompagnano.
Ho sempre immaginato la Namibia una terra da sogno, uno di quei viaggi così particolari che non possono deludere le aspettative. Una di quelle terre che non può non piacere. Un po' come Il Piccolo Principe.
E così è stato. La Namibia non mi ha deluso. Mi ha conquistato.
Tutto è partito da un invito da parte di Quality group, il tour operator con cui sono stata qualche mese fa in Perù.
In particolare, tra i tour operator di Quality, è Il Diamante a occuparsi della Namibia (e se ne occupa con una tale professionalità da essere leader in Italia).
La Namibia in Glamping
Oltre alla particolarità della destinazione, questo viaggio mi ha permesso di sperimentare una formula che volevo provare da tempo: il glamping.
Si tratta di un termine anglosassone nato dalla fusione di due parole: "Glamorous" e "Camping". Una soluzione non solo solo chic e di tendenza ma anche ecosostenibile, che permette di vivere un'esperienza unica e romantica, in contatto con l'ambiente.
Le tende sono quasi dei lodge e sono organizzate in modo da rendere il soggiorno molto più confortevole del classico campeggio. Ciò significa che ogni tenda dispone di bagno privato e elettricità.
Posso assicurarvi che vivere un viaggio in Africa in glamping è magia pura. Ho ancora i brividi ripensando alle notti stellate, a quei momenti in cui, dopo cena, mi fermavo ad osservare quell'indescrivibile manto di stelle.
Vorrei parlarvi della mia sensazione di stupore in questo posto che sognavo da tanto, vorrei parlarvi dello stupore davanti al cielo stellato ammirando le costellazioni dell’emisfero australe quando intorno non c’è nient’altro. Ma so già che descriverlo sarebbe impossibile.
E quindi vi consiglio di viverlo, di farvi questo regalo per l'anima. Ve lo consiglio con tutto il cuore.
Sossusvlei e Deadvlei
Il mio viaggio è partito da uno dei luoghi più iconici della Namibia (quello che sognavo da una vita, per intenderci): Deadvlei.
Immaginate che per arrivare qui abbiamo dovuto raggiungere il cuore del deserto del Namib e scalare una duna bella alta per poi ritrovarci davanti ai tronchi di antiche acacie, inconfondibili anche quando erano ancora in lontananza.
Ci ho lasciato il cuore qui. In questo angolo iconico della Namibia dove, tra i tronchi di antichissime acacie, si mescolano il bianco, l’arancio e l’ocra.
Deserto del Namib e Swakopmund
Se pensavo che Deadvlei sarebbe stata la mia tappa preferita del viaggio in Namibia, beh, mi sbagliavo di grosso.
L’avventura in fuoristrada tra le dune di Walvis Bay mi ha letteralmente folgorato, alla stregua di Deadvlei.
Si tratta di un'escursione della durata di circa quattro ore che regala una grandissima varietà paesaggistica, ovvero tanta meraviglia per gli occhi.
Immaginate il deserto e delle altissime dune di sabbia color avorio (le dune più alte che io abbia mai visto).
Immaginate le saline dal colore rosa intensissimo.
Immaginate il mare alle vostre spalle e questa distesa rosa, creata non dal sale, bensì da pietre semipreziose.
Quando sono partita per questa escursione credevo che avrei visto solo il deserto, ma ho dovuto ricredermi. Pensate che ho visto persino i fenicotteri rosa!
Dal punto di vista paesaggistico la Namibia è sicuramente uno dei Paesi più incredibili in cui io sia mai stata.
Per l'escursione a Walwis Bay bisogna partire da Swakopmund, una cittadina tranquilla, affacciata sul freddo oceano namibiano e piena di negozietti.
L'orfanotrofio e la scuolina
Sembrerà assurdo, ma ogni esperienza del viaggio in Namibia ha una peculiarità tale da renderla indimenticabile. Come la visita alla "scuolina".
Qualche giorno prima di partire per la Namibia mi avevano detto che avremmo visitato un piccolo orfanotrofio gestito da Davide Bomben (il nostro accompagnatore nonché ranger e super esperto d'Africa) e sua moglie.
Confesso che ero molto eccitata prima dell’arrivo, come mi accadeva prima di un esame.
Ogni volta che incontro i bimbi africani (ma mi è successo anche in Nepal e in altri Paesi) mi succede questo: vengo colpita da un'emozione incontrollabile e al contempo temo di risultare la classica turista che fa una visita superficiale, scatta due foto e poi va via.
Ma qui non è andata così. Abbiamo portato quaderni, colori, vestiti, giochi ed è stato bellissimo vedere come i bimbi, all’inizio guardinghi e dagli occhi timorosi, ci hanno poi sorriso mostrandoci i loro dentini bianchissimi.
Dopo qualche minuto hanno iniziato a far festa e a chiederci di giocare con loro.
Ma non solo i bimbi. Anche le donne qui hanno un grande ruolo: le mamme africane, forti e meravigliose, con i loro abiti coloratissimi.
Non saremmo andati più via.
Sarei banale se vi dicessi che queste realtà ci ricordano quanto poco basta per essere felici e quanto siano stupide e futili le nostre menate quotidiane.
Lo so, sono banale, ma è proprio così.
Cape Cross
Anche Cape Cross rientra tra i luoghi e le esperienze di questo viaggio che porto nel cuore con me.
Cape Cross con le sue meravigliose creature.
Sembrano foche, ma non lo sono.
Sono otarie, migliaia di otarie buffissime e tenerissime.
Fanno un verso che sembra un mix tra una risata malvagia e un pianto e sono puzzolenti, tanto puzzolenti.
Per sopportare l’odore fortissimo vi consiglio di spalmare qualcosa (il balsamo di tigre, ad esempio) sotto le narici.
Ma si fa questo ed altro per ammirare un simile spettacolo naturale, per ammirare queste creature - all'apparenza - dolcissime.
A differenza di quanto si può immaginare, difatti, è meglio non avvicinarsi troppo. Le otarie possono diventare aggressive, oltre ad essere molto "ingombranti". Pensate che un esemplare maschio pesa in media 200 kg!
A Cape Town avevo visto le otarie da lontano sul loro isolotto, ma qui sono vicinissime ed è tutta un’altra cosa.
Gli spostamenti in Namibia sono molto lunghi e richiedono una certa pazienza e un pizzico (nemmeno troppo piccolo) di spirito di adattamento. Che poi è il bello di un vero viaggio in Africa, secondo me.
Lungo la strada per il Damaraland abbiamo trovato il cartello che indica il Tropico del Capricorno. Solo un cartello, è vero, ma rappresenta un vero must per un viaggiatore.
Damaraland
Sembro ripetitiva, lo so.
Eppure anche il Damaraland è stato un grande highlight di questo viaggio.
L'ho amato per la grande varietà paesaggistica, ben evidente se si sceglie di fare un safari seguendo le orme degli elefanti del deserto.
Noi abbiamo avuto la fortuna di trovare le loro orme e di scovare una decina di esemplari meravigliosi. Tra quelli che sono riuscita a fotografare ci sono questi due bellissimi elefanti (mamma e figlio, suppongo), nella foto in basso.
Pensate che gli elefanti del deserto possono sopravvivere giorni senza acqua.
Etosha Heights
L'ultima tappa del viaggio è stata la riserva privata di Etosha Heights.
Qui, durante una serie di safari, ho potuto rivivere l'emozione dello scoprire gli animali nel loro habitat naturale: elefanti, rinoceronti, orici (tantissimi orici), zebre, giraffe.
Non dimenticherò mai gli aperitivi al tramonto nella savana.
E all'improvviso nella mia testa parte Ivana Spagna con "Il Cerchio della Vita".
E anche nelle instagram stories, ovviamente.
A volte ci dimentichiamo di quanto sia stupefacente guardare il cielo quando non esistono le luci della città e siamo avvolti “solo” da un infinito manto di stelle. Di quanto sia incredibile il contatto diretto con la natura. Di quanto possa essere salvifica l’assenza della connessione a internet. Di quanto questo pianeta sia incredibile e possa far bene all’anima, se solo imparassimo ad ascoltarlo e a prendercene cura.
Io devo ringraziare la Namibia, perché - con l’esperienza in glamping, con la scarsissima connessione Wi-Fi, con il deserto, la costa, la sua fauna e la sua savana - mi ha ricordato tutto questo.
Come una sorta di rinascita.
Ho visto un grande impegno da parte della popolazione locale e delle istituzioni nel preservare e conservare questa naturale bellezza.
Un impegno che mi ha ricordato, ancora una volta, quanto dobbiamo essere grati a questo pianeta. E quanto ancora posso e devo impegnarmi per proteggerlo.
Un viaggio in Namibia è una cura per lo spirito.
Ringrazio Il Diamante Tour Operator per avermi reso parte di un viaggio così speciale.
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