A pelle si sentono cose a cui le parole non sanno dare nome. 

Alda Merini 

Ogni volta che rientro da un tour mi sento un po' orfana.

Una fitta allo stomaco, una lontana tristezza.

Una malinconia particolare, una strana sensazione a cui non riesco ancora a trovare un nome esatto, ma mi impegnerò a trovarne uno.

È la sensazione di un posto che ti si appiccica addosso con tutte le persone che l'hanno respirato con te. È la sensazione che, anche se ci tornerai, non sarai più con gli stessi compagni di viaggio.

E no, non sarà mai lo stesso.

Allora non puoi far altro che aggrapparti a quei ricordi. Non puoi che tenerteli stretti.

E sarà per questo che sto vivendo un periodo particolare.

Corro da un posto all'altro e scrivo tanto, ma faccio fatica a tirar fuori le parole per parlare di me, di quello che ho dentro.

Sono ermetica, ma ho il cuore così pieno che quasi scoppia.

Anche #SalentoUpNdown ha contribuito a questo strano sentimento.

Ho girato per il mio adorato Salento con italiani, due giapponesi, due spagnoli, un brasiliano, un greco, un albanese, una francese, due russi e due americani.

Li ho osservati a lungo. Tutti, uno per uno. Mi piace immaginare le vite degli altri. Mi piace perdermi nelle vite degli altri.

Infilarmi in punta di piedi, mettere assieme i pezzettini di vita resi pubblici e fantasticare.

Mi piace perdermi nella loro vita passata, presente e futura. Immaginare.

Un po' come leggere un libro, significa vivere più vite.

Anche con loro è andata così.

Ho immaginato il dolce Arthur passeggiare lungo la spiaggia di Ipanema, ho immaginato Clo riabbracciare il suo Clemon a Parigi, ho immaginato Diggy e Halno camminare sicuri nel marasma di Tokyo. Ho immaginato Katia e Alex a Mosca, Inna e Dave che fanno foto tra le lucine di New York. Ho immaginato Phil che, col suo fare ipnotico, ammalia gli amici spagnoli a tavola. Ho immaginato Emilio con i suoi bimbi e Vasjen sfrecciare sulla moto a Tirana.

 Per quanto riguarda gli italiani, beh, non voglio immaginare perché so - o almeno spero - che li rivedrò presto.

E poi, oltre alle persone, ci sono i luoghi.

C'è il Salento che resta sempre magico. Sarà la pizzica, sarà il profumo del mare, sarà l'accento salentino, sarà la bontà della cucina, il barocco leccese, la città vista dall'alto dalla terrazza del Risorgimento Hotel.

E sì, sarà anche il Negroamaro, lasciato decantare più volte nei calici, a rendere tutto più piacevole e allegro.

E forse quella sensazione di malinconia si chiama semplicemente saudade.

Come raggiungere il Salento? Atterrando all'aeroporto di Bari o di Brindisi. I voli per il Salento - specialmente d'estate - sono tantissimi, operati sia da compagnie di bandiera che dalle low cost. Ricordate che, qualora ci fossero problemi, potete chiedere il rimborso del volo cancellato.

Vi lascio con queste immagini, un assaggio dei posti visitati durante il tour.